VERTICI GESTIONALI INCENERITORI COLLEFERRO. REQUISITI:INQUISITI


Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco

 

Lo scorso 10 gennaio, il Tribunale di Velletri ha accolto tutte le istanze del PM, rinviando a giudizio, in relazione ai noti illeciti del 2009 negli inceneritori di Colleferro, l’intero vertice di gestione dell’epoca: Paolo Meglia, Direttore Tecnico; Stefania Brida, Responsabile della Gestione dei Rifiuti; Franco Perasso, Rappresentante Legale; Marino Galuppo, Direttore Tecnico-Operativo della Divisione Ambiente del Consorzio Gaia Spa; Andrea Lolli, Commissario Straordinario del Consorzio Gaia; Daniele Adamo, Direttore del Personale del Consorzio Gaia. Da aggiungere numerosi altri responsabili e dirigenti di società operanti nel settore, tra cui AMA, sparsi tra Lazio, Puglia, Campania, Toscana.
Il processo si aprirà il 12 novembre prossimo e Retuvasa è stata ammessa come parte civile.
I capi di imputazione, già prima del rinvio a giudizio e con la presunzione di innocenza, sarebbero stati sufficienti, a nostro modesto avviso, per disporre la rimozione dei componenti del vertice di gestione da qualsiasi incarico, che invece ancor oggi ricoprono. Uno di essi è stato addirittura nominato responsabile per la certificazione EMAS, finalizzata al conseguimento dei certificati verdi in sostituzione dei CIP6 e al “miglioramento delle prestazioni ambientali” dell’azienda.
 
Non ci galvanizza neppure il passaggio di consegne alla Direzione Tecnica da Paolo Meaglia a Francesco Capriotti. Si apprende infatti che quest’ultimo il 22 febbraio scorso è stato rinviato a giudizio, insieme ad altri due dirigenti cui si contestano i reati di crollo colposo, aggravato dalla previsione dell’evento e deturpamento di bellezze naturali, in relazione al disastro ambientale del gennaio 2011 nel Golfo dell’Asinara (Sardegna): a causa della rottura di un oleodotto della centrale termoelettrica di Fiumesanto, si riversarono in mare 36.000 litri di olio combustibile.
In relazione a ciò sarebbe auspicabile che si spiegasse alla cittadinanza cosa è avvenuto negli inceneritori di Colleferro il 13 novembre 2012, quando si innalzò nell’atmosfera una densa nube, forse per la rottura di uno dei tubi di collegamento alla combustione, e quali sostanze siano state emesse in atmosfera senza filtrazione.
 
Potrebbe trattarsi, tra l'altro, di diossine e PCB (policlorurobifenili), consueti prodotti della combustione di rifiuti [nello scorso febbraio riclassificati da 26 esperti di 12 paesi riunitisi presso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): da probabili cancerogeni (Gruppo 2A) a cancerogeni (Gruppo 1).
 
A prescindere dalla nostra contrarietà ad un ciclo dei rifiuti incentrato sull’incenerimento, è più che legittimo nutrire dubbi e sospetti riguardo all’operato dei personaggi sopra citati, così come è sconfortante che i soggetti decisori non provvedano ad un’operazione di pulizia e trasparenza.
Ci auguriamo che il passaggio del Consorzio Gaia, e quindi anche della gestione degli inceneritori, alla regionale Lazio Ambiente SpA determini un cambio di rotta nell’attribuzione di incarichi di responsabilità con possibili implicazioni ambientali e sanitari, a favore di soggetti che non destino giustificate preoccupazioni.
 
Restiamo, con molta meno pazienza del passato, in attesa di adeguati provvedimenti e risposte esaustive.
 
Colleferro, 27 marzo 2013 
 

Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco

 

Lo scorso 10 gennaio, il Tribunale di Velletri ha accolto tutte le istanze del PM, rinviando a giudizio, in relazione ai noti illeciti del 2009 negli inceneritori di Colleferro, l’intero vertice di gestione dell’epoca: Paolo Meglia, Direttore Tecnico; Stefania Brida, Responsabile della Gestione dei Rifiuti; Franco Perasso, Rappresentante Legale; Marino Galuppo, Direttore Tecnico-Operativo della Divisione Ambiente del Consorzio Gaia Spa; Andrea Lolli, Commissario Straordinario del Consorzio Gaia; Daniele Adamo, Direttore del Personale del Consorzio Gaia. Da aggiungere numerosi altri responsabili e dirigenti di società operanti nel settore, tra cui AMA, sparsi tra Lazio, Puglia, Campania, Toscana.
Il processo si aprirà il 12 novembre prossimo e Retuvasa è stata ammessa come parte civile.
I capi di imputazione, già prima del rinvio a giudizio e con la presunzione di innocenza, sarebbero stati sufficienti, a nostro modesto avviso, per disporre la rimozione dei componenti del vertice di gestione da qualsiasi incarico, che invece ancor oggi ricoprono. Uno di essi è stato addirittura nominato responsabile per la certificazione EMAS, finalizzata al conseguimento dei certificati verdi in sostituzione dei CIP6 e al “miglioramento delle prestazioni ambientali” dell’azienda.
 
Non ci galvanizza neppure il passaggio di consegne alla Direzione Tecnica da Paolo Meaglia a Francesco Capriotti. Si apprende infatti che quest’ultimo il 22 febbraio scorso è stato rinviato a giudizio, insieme ad altri due dirigenti cui si contestano i reati di crollo colposo, aggravato dalla previsione dell’evento e deturpamento di bellezze naturali, in relazione al disastro ambientale del gennaio 2011 nel Golfo dell’Asinara (Sardegna): a causa della rottura di un oleodotto della centrale termoelettrica di Fiumesanto, si riversarono in mare 36.000 litri di olio combustibile.
In relazione a ciò sarebbe auspicabile che si spiegasse alla cittadinanza cosa è avvenuto negli inceneritori di Colleferro il 13 novembre 2012, quando si innalzò nell’atmosfera una densa nube, forse per la rottura di uno dei tubi di collegamento alla combustione, e quali sostanze siano state emesse in atmosfera senza filtrazione.
 
Potrebbe trattarsi, tra l'altro, di diossine e PCB (policlorurobifenili), consueti prodotti della combustione di rifiuti [nello scorso febbraio riclassificati da 26 esperti di 12 paesi riunitisi presso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): da probabili cancerogeni (Gruppo 2A) a cancerogeni (Gruppo 1).
 
A prescindere dalla nostra contrarietà ad un ciclo dei rifiuti incentrato sull’incenerimento, è più che legittimo nutrire dubbi e sospetti riguardo all’operato dei personaggi sopra citati, così come è sconfortante che i soggetti decisori non provvedano ad un’operazione di pulizia e trasparenza.
Ci auguriamo che il passaggio del Consorzio Gaia, e quindi anche della gestione degli inceneritori, alla regionale Lazio Ambiente SpA determini un cambio di rotta nell’attribuzione di incarichi di responsabilità con possibili implicazioni ambientali e sanitari, a favore di soggetti che non destino giustificate preoccupazioni.
 
Restiamo, con molta meno pazienza del passato, in attesa di adeguati provvedimenti e risposte esaustive.
 
Colleferro, 27 marzo 2013