Rassegna stampa 30.03.11-31.03.11

TURBOGAS, ASSEMBLEA PUBBLICA AL IV KM. PER IL RICORSO. LA SECOSVIM HA MODIFICATO IL PROGETTO SENZA ADEGUATA COMUNICAZIONE

Cinque giorni 31.03.11

PROVINCIA DI FROSINONE

FROSINONE. BUS INQUINANTI: MA NON CI SONO I FONDI PER SOSTITUIRLI

Il Messaggero FR, 31.03.11 p.34 – di Gianpaolo Russo

TURBOGAS, ASSEMBLEA PUBBLICA AL IV KM. PER IL RICORSO. LA SECOSVIM HA MODIFICATO IL PROGETTO SENZA ADEGUATA COMUNICAZIONE

Cinque giorni 31.03.11

PROVINCIA DI FROSINONE

FROSINONE. BUS INQUINANTI: MA NON CI SONO I FONDI PER SOSTITUIRLI

Il Messaggero FR, 31.03.11 p.34 – di Gianpaolo Russo

Per il 2011 non ci sono fondi per convertire e sostituire i mezzi inquinanti del trasporto pubblico. Nella seconda città più inquinata d’Italia, alias Frosinone, il parco dei mezzi pubblici resta tra i più inquinanti. Appena un sesto dei bus che circolano in città sono ecologici. Su 30 bus, infatti, risultano a metano soltanto 6, i restanti sono tutti ad alimentazione diesel. «In una città con i livelli di polveri sottili come la nostra, dove per mesi si richiedono sacrifici ai cittadini con targhe alterne e blocchi del traffico – analizza il consigliere socialista di prima circoscrizione Franco De Bellis – è vergognoso che il trasporto pubblico locale non contribuisca a migliorare la qualità dell’aria. Il parco mezzi della Geaf è vetusto e sono pochissimi i mezzi ecologici, Il Comune deve, pertanto, farsi carico di pressare la Regione Lazio per far destinare nel bilancio di via della Pisana fondi diretti proprio al rinnovo di questi mezzi».

Solitamente, infatti, la Regione Lazio destina per questo settore nevralgico una determinata somma alle varie aziende di trasporto pubblico che operano nei vari capoluoghi di provincia. Quest’anno, a quanto sembra, però, nel capoluogo non arriverà un euro. La Geaf, l’azienda responsabile del trasporto pubblico locale, del resto da sola può far ben poco vista la crisi economica che, anch’essa, sta attraversando. «Solitamente in questo periodo – spiega l’amministratore delegato della Geaf, Tommaso Saddò – la Regione ci comunica le somme a disposizioni per ammodernare il parco mezzi. Purtroppo siamo fermi a due anni fa quando acquistammo l’ultimo mezzo a metano e, salvo stravolgimenti dell’ultima ora, per quest’anno non è previsto alcunché». L’azienda da sola non può farlo? «No, siamo in un momento di difficoltà e un mezzo a metano di piccola dimensione costa 250 mila euro, per quelli più grandi si superano i 300 mila. In questo momento i ricavi sono davvero irrisori e stiamo pensando di chiedere un adeguamento del costo del biglietto portandolo dai 0,77 centesimi ad un euro come del resto già avvenuto da altre parti. Noi, a tal riguardo, siamo fermi a dieci anni fa con la conversione lira/euro». Il parco veicoli della Geaf, pertanto, non sarà più ecologico quest’anno nonostante a Frosinone il problema inquinamento resti elevato. Il consigliere De Bellis poi aggiunge: «Nel centro storico dovrebbero sparire i mezzi Geaf più grandi in quanto spesso si bloccano per l’impossibilità di passare determinando blocchi nella circolazione. Occorrerebbero frequenze maggiori dei bus più piccoli e l’eliminazione totale dei bus più grandi in quella zona». Ieri, comunque, sono terminati i provvedimenti antismog con l’ultimo giorno di targhe alterne. Se ne riparlerà il 13 novembre quando è in programma una nuova domenica ecologica.

BASTA CON I VELENI DI STATO

L’ITALIA VITTIMA DELLE ARMI CHIMICHE FA SENTIRE LA SUA VOCE

NASCE IL COORDINAMENTO DEI COMUNI CONTAMINATI DAGLI
ARSENALI SEGRETI

Testo unitario del Coordinamento

Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche, accumulate da Gheddafi in grande quantità. Ma ci sono molti comuni italiani che da almeno settant’anni sono vittime degli stessi veleni. Dalla Tuscia alla Lombardia, dalle Marche alla Campania, dal Lazio alla Puglia terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano a ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e nascosto dai governi della Repubblica. Adesso un gruppo di associazioni e comitati ha deciso di riunirsi per chiedere che questa scia di morte venga spezzata, invocando che venga finalmente fatta chiarezza sui rischi di questa bomba sepolta nel mare e nel terreno del nostro paese.

Il Coordinamento Nazionale per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici inabissati o interrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale si è riunito la scorsa  settimana nella sede laziale di Legambiente.

Il Coordinamento è formato da rappresentati di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia: Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica. Presto entreranno a far parte del Coordinamento nuove realtà in rappresentanza di altre aree fortemente colpite in Lombardia, Piemonte, Lazio e Abruzzo.

Il problema di questi residuati bellici ha origini lontane ma effetti ancora attuali. L’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni Trenta ed è stato il cuore di un programma industriale di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia.

Durante la guerra a questa sterminata riserva di ordigni mortali, solo in minima parte usata nelle spedizioni coloniali di Libia ed Etiopia, si aggiunse una scorta mostruosa di bombe chimiche trasferita in Italia dagli Alleati. Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte. Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, dai tedeschi davanti a quella di Pesaro mentre l’esercito italiano ha continuato a custodire e sperimentare i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dalla Sapienza.

Queste armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi, soprattutto l’arsenico che si è disperso nei suoli come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano). Perché solo una minuscola parte delle strutture militari attive nel dopoguerra è stata parzialmente bonificata: la gran parte degli ordigni è stata nascosta in mare e in terra dal segreto.

Questa realtà è stata svelata nel volume-inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che porta a conoscenza documenti inediti e secretati e dà voce a denunce inascoltate e testimonianze dirette.

Grazie a questa pubblicazione, scrupolosa e mai smentita, molti comitati locali che avevano già iniziato un lavoro di ricerca e di denuncia sui danni ambientali e sulle conseguenze per la salute dei cittadini, hanno trovato la conferma a quanto sostenevano da tempo. Ma soprattutto hanno preso coscienza del carattere nazionale di questo enorme problema, tuttora nascosto alla maggior parte delle persone, e hanno deciso di unirsi in un Coordinamento Nazionale per rafforzare le azioni e le richieste di monitoraggio e bonifica portate avanti dalle singole realtà, tuttora eluse da laconiche risposte del Ministero della Difesa che continua a negare informazioni e collaborazione.

Testo locale

Per quanto riguarda Colleferro, attraverso documenti recuperati nei National Archives inglesi e considerati nei rapporti internazionali delle Nazioni Unite, è stato recentemente evidenziato che la Snia BPD, azienda madre bellica sul territorio, offriva negli anni Ottanta a paesi importatori di armamenti definiti “convenzionali” le modifiche affinché potessero essere trasformati in armi di distruzione di massa attraverso successivo inserimento di sostanze chimiche.

In particolare ciò è dimostrato per il regime di Saddam Hussein.

Gli armamenti in questione con ogni probabilità sono stati esportati anche in paesi della penisola arabica, del Nord Africa e dell’area mediterranea.

Posto che è ormai di dominio pubblico che in anni non lontani sono state prodotte a Colleferro mine antiuomo e cluster bombs, nuove verità, quelle sulle armi chimiche, suggellano ulteriormente l’inserimento della città, con il suo percorso industriale e i suoi disastri ambientali, in una scia di infamia nazionale e internazionale.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa)

Il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche

Informazioni e contatti:

info@velenidistato.it

www.velenidistato.it

Pubblicato tra l'altro su Dazebao, Radio Città aperta, Ecco la notizia quotidiana

LEGAMBIENTE L’iniziativa
VELENI BELLICI NEI TERRENI: NASCE IL COORDINAMENTO PER LA BONIFICA
A partire dai problemi emersi al Lago di Vico, Legambiente Lazio ha aderito al coordinamento per il monitoraggio e la bonifica dei siti  Contaminati da ordigni bellici chimici costituitosi in questi giorni

Cinque giorni 29.03.2011, p. 5 (http://roma.cinquegiorni.it/Archivio/7/29_marzo.pdf)
A partire dai problemi emersi al Lago di Vico, Legambiente Lazio ha aderito al coordinamento per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici costituitosi in questi giorni. Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche accumulate da Gheddafi, ma ci sono diversi comuni italiani che da almeno settant’anni sono certamente vittime degli stessi veleni. Dal Lazio alla Puglia, dalle Marche alla Lombardia e fino alla Campania, terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano a
ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e troppo nascosto dai governi della Repubblica. Nel caso del Lago di Vico, la dimensione del problema è nota da tempo grazie all’azione di denuncia di Legambiente e delle associazioni
ambientaliste, degli enti locali, dei ricercatori dell’Università della Tuscia, ma il problema dei residuati bellici ha origini lontane: l’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni Trenta ed è stato il cuore di un programma industriale  di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia. Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte. Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, dai tedeschi davanti a quella di Pesaro mentre l’esercito italiano ha continuato per anni a custodire i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dalla Sapienza. Quelle armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi, soprattutto l’arsenico che si è disperso nei suoli come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano). Perché solo una minuscola parte delle strutture militari attive nel dopoguerra è stata parzialmente bonificata: la gran parte degli ordigni è stata nascosta in mare e in terra dal segreto.


ARMI CHIMICHE, ANCHE PESARO NEL COORDINAMENTO PER LA BONIFICA
Il Resto del Carlino 30.03.11
Nella sede romana di Legambiente si è sancita la nascita del coordinamento la scorsa settimana anche grazie ad un dibattito organizzato a Pesaro per iniziativa dalla lista civica LiberixPesaro e Idv

Pesaro, 28 marzo 2011 – Pesaro è una delle città promotrici del Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche costituite da rappresentati di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia: si tratta di Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Cattolica e Pesaro, appunto.

Il conflitto in Libia – come sottolinea la stampa nazionale – pone in grande rilievo l’allarme e la preoccupazione derivante dal possibile utilizzo delle armi chimiche in possesso di Gheddafi in quantità considerevoli Da almeno settant’anni molte città italiane subiscono le conseguenze degli stessi veleni e anche Pesaro potrebbe essere stata coinvolta in passato e tutt'oggi da questo fenomeno. Nella sede romana di Legambiente si è sancita la nascita del coordinamento la scorsa settimana anche grazie ad un dibattito organizzato a Pesaro per iniziativa dalla lista civica LiberixPesaro e Idv; all'incontro hanno partecipato anche il giornalista Gianluca Di Feo autore del libro ‘Veleni di Stato’ e i rappresentanti del comitato di Molfetta.

‘’Per la costruzione delle sei discariche localizzate fuori Pesaro sono state raccolte informazione di recente dal sindaco Ceriscioli e dal presidente della Regione Spacca – si legge in una nota del Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche Marche – sono state fatte diverse richieste di informazioni, ma il Ministero della Difesa ha sempre risposto in maniera insoddisfacente e in contraddizione rispetto ai dati riportati negli archivi militari. In realtà con gli strumenti oggi a disposizione basterebbe monitorare e verificare cosa si trova sotto la sabbia dei nostri fondali dall’estate del 1944, quando il 10 agosto sono stati caricati su barconi e gettati in mare al largo 84mila litri di arsenico, 4.300 grandi bombe C500T contenenti iprite, per un totale di 1.316 tonnellate, equivalenti ad oltre un milione di litri’’.


AZIONE LEGALE NO TURBOGAS ARTENA

Il giorno 1 Aprile 2011 alle ore 19,00 presso il Bar del IV Km le associazioni ambientaliste, i comitati ed i movimenti del territorio, inascoltati dalle Istituzioni, incontrano i cittadini per avviare l’azione legale. All’incontro sarà presente l’avvocato Daniele Castri, reduce dal vittorioso ricorso contro l’inceneritore di Albano, per spiegare le modalità di adesione e rispondere a tutte le eventuali domande.
Si anticipa che l’assistenza legale per i cittadini aderenti sarà totalmente gratuita. La difesa dell’AMBIENTE, la tutela della SALUTE e la rivendicazione dei DIRITTI lesi, dipendono solo dalla nostra capacità di resistere.

Invitiamo tutti ad intervenire

Le associazioni, i comitati ed i movimenti del territorio

PALIANO, RISPARMIO ENERGETICO: ALUNNI IN CAMPO

Il Messaggero FR, 31.03.11 p.34

Il comune di Paliano, l’Istituto Comprensivo e l’azienda Amae Spa insieme nella Giornata del Risparmio energetico in programma domani. I protagonisti dell’iniziativa promossa dall’assessorato alla pubblica istruzione saranno gli alunni dell’Istituto Comprensivo Nell’ambito della manifestazione agli alunni verranno distribuiti semi di fiori tricolore vista la ricorrenza dei 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Inoltre, all’interno della palestra della scuola, verrà proiettato un film/cartone animato, curato da Amea Spa, che mostra l’utilizzo di energia alternativa come i pannelli solari. Un responsabile di Amea illustrerà, quindi, il funzionamento del distributore automatico di Acqua sì’ (installato da Amea nel parcheggio di Via Fratelli Beguinot) e l’’importante risparmio in termini di inquinamento e di denaro che ne è derivato per la comunità.

Vedi anche Ecco la notizia quotidiana 31.03.11

SERRONE. RIFIUTI, AL VIA L’ATTESISSIMA RACCOLTA PORTA A PORTA
 
La Provincia FR, 31.03.11, p. 25
 
Al via a Serrone il sistema di raccolta porta a porta nelle seguenti strade: Via Prenestina fino ai confini con il Comune di Piglio, Via Berlinguer fino a Via della Stazione, Via della Stazione, Via della Fontana a ridosso località Stazione e Via Muria. Il sistema è relativo alle utenze domestiche ed utenze non domestiche, fatta eccezione per i rifiuti urbani pericolosi nonchè rifiuti speciali che hanno canali di raccolta specifici già previsti dalle normative vigenti". A tal fine, ciascun utente (famiglia, attività commerciale o artigianale) riceverà a domicilio i bidoncini e i sacchi insieme a un ecocalendario che specifica i giorni di raccolta per ogni tipologia di rifiuto. Ogni utenza, quindi, dovrà separare i propri rifiuti e depositarli negli appositi sacchi o contenitori
 

FROSINONE. MAGLIOCCHETTI (PDL): “I DISAGI DEI RUMORI DELL’AUTOSTRADA”
 
La Provincia FR, 30.03.11, p. 5
 
Il consigliere comunale del Pdl Danilo Magliocchetti scrive all'assessore all'Ambiente Francesco Raffa e per conoscenza all'amministrazione delegato soc. Autostrade spa Giovanni Castellucci per metterli a conoscenza dei disagi che quotidianamente vivono i residenti di via Faito, via Colle del Vescovo, via Le Rase, Colle Timio, via Fornaci a causa dei rumori provenienti dalla vicina autostrada.
«I residenti, – si legge nella nota – per colpa della totale assenza di pannelli fonoassorbenti sul bordo autostradale, lamentano continui e fastidiosissimi rumori provenienti, giorno e notte, dalle migliaia di automobili e tir che quotidianamente transitano su questo trafficato tratto autostradale, che lambisce le predette zone del capoluogo.
Si tratta di un quartiere importante e particolarmente popolato di Frosinone che necessiterebbe degli opportuni interventi di contenimento, sempre promessi ma mai attivati dalla Soc. Autostrade. Per questo motivo, consapevole della Tua particolare attenzione verso ogni forma di inquinamento, Ti prego di intervenire presso la Soc. Autostrade, il cui A.D. mi legge in copia, affinché anche sul territorio di Frosinone vengano installati quanto prima, come opportunamente già fatto in altre zone d'Italia, con risultati sicuramente soddisfacenti, dei pannelli fonoassorbenti in grado di eliminare /o limitare i rumori».


COMUNICATO STAMPA

SANITA’

Sopralluogo del Gruppo regionale FdS al Policlinico Tor Vergata

“Una situazione ai limiti quella che abbiamo registrato questa mattina al Policlinico di Tor Vergata. Caos totale nei parcheggi dell’utenza, sale sovraffollate da pazienti in attesa di un intervento o di un posto letto, carenza di personale, strutture nuove ultimate da poco e mai utilizzate, precariato”. Lo dichiarano in una nota congiunta Ivano Peduzzi e Fabio Nobile , consiglieri regionali della Federazione della Sinistra, che questa mattina hanno effettuato un sopralluogo nelle strutture del Policlinico Ospedaliero Universitario di Tor Vergata.

“Il sovraccarico di domanda per gli interventi –continuano- manda al collasso il sistema delle sale operatorie. I pazienti che accedono per essere operati vengono ricoverati in attesa dell’intervento, occupando anche per molti giorni i posti letto. Il paradosso –proseguono- è che esistono all’interno del Policlinico cinque nuove sale operatorie, attrezzate anche per eseguire trapianti, che restano chiuse perché non c’è personale a sufficienza per farle funzionare, circa 70 operatori”.

“Proprio la carenza di personale –affermano i consiglieri- è una delle emergenze più rilevanti: le assunzioni sono bloccate e il precariato è ancora molto forte, con quasi 100 infermieri e 20 medici con un contratto a tempo determinato. A causa dell’insufficienza di operatori rimangono inagibili i nuovi e ampi spazi dedicati alla degenza nella Torre 8 e alcuni reparti funzionano a rilento. Quello di Ostetricia stenta a decollare sia per la mancanza di attrezzature, per circa un milione e mezzo di euro, sia perché dovrebbero lavorarci almeno 18 operatori in più”.

“Il Policlinico Tor Vergata –proseguono- paga la mancanza totale di assistenza territoriale e la disorganizzazione del distretto di competenza dell’Asl Rm/b: la lunga degenza, le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e l’assistenza domiciliare sono praticamente inesistenti sul territorio. Per questo motivo il Pronto Soccorso registra un incredibile afflusso di pazienti anziani che invece potrebbero essere filtrati dall’offerta sanitaria territoriale”.

“Una struttura, quindi, già fortemente penalizzata che –concludono Peduzzi e Nobile- rischia il collasso con la costituzione delle macroaree: sul Policlinico infatti dovrebbero riversarsi le domande provenienti dalla provincia privata delle strutture sanitarie locali”.

Ufficio Stampa Fds Regione Lazio

http://www.federazionesinistralazio.it/

   
COMUNICATO DAS 21.03.11

L'OSPEDALE DI ANAGNI CHIUDE! NON RESTIAMO A GUARDARE


La nostra città, nel corso degli ultimi 120 anni, ha potuto servirsi di un grande ospedale. Nato per volontà di illustri concittadini, che questa struttura hanno voluto e curato.Tanti di noi sono nati in questo ospedale. Tanti di noi hanno fatto una corsa disperata al suo pronto soccorso, per qualche incidente o malanno improvviso.
Il nostro ospedale non ha mai respinto nessuno. E' stato sempre lì. Aperto.
A disposizione di tutti. Per tutta la comunità. Per Anagni e per il suo comprensorio.

Da lungo tempo l’ospedale di Anagni è stato messo sotto attacco.
Personale medico ed infermieristico trasferito e non sostituito. Risorse umane, professionali ed economiche sempre in diminuzione. Contratti di lavoro non riconfermati. Reparti progressivamente soppressi od accorpati.
Adesso il piano regionale sanitario ha previsto, per l’ospedale di Anagni,
LA CHIUSURA DEFINITIVA.
Anagni non avrà più il suo ospedale. Nessuno di noi potrà più contare sul suo aiuto.Il risultato sarà che, anche per fare un'analisi, saremo tutti costretti a trasferirci a Frosinone. in un ospedale nuovo, ma già insufficiente di posti letto. Oppure a Roma. O andare addirittura fuori regione. O magari saremo costretti a rivolgerci alle strutture private. PAGANDO DI TASCA NOSTRA.
Anziani. Malati. Sofferenti. Donne in gravidanza. E poi i bambini. Tutti saremo
costretti ad affrontare i mille disagi di una sanità lontana, sconosciuta, scomoda.
Noi dobbiamo lottare per difendere l’ospedale. La salute non è un privilegio. Il nostro benessere non è una spesa da tagliare. Anagni deve mantenere il suo ospedale. Efficiente. In grado di salvaguardare la salute di un comprensorio che comprende 80.000 anime. Perchè l'ospedale di Anagni è importante non solo per gli anagnini. Ma anche per gli abitanti di Acuto. Di Ferentino. Di Filettino. Di Fiuggi. Di Morolo. Di Paliano. Di Piglio. Di Serrone. Di Sgurgola. Di Torre Cajetani. Di Trevi nel Lazio. Di Trivigliano. Di Vico nel Lazio.
Altrove cittadini coraggiosi si sono organizzati. Hanno denunciato lo smantellamento del loro ospedale. Hanno presentato ricorsi. ED HANNO VINTO.
Anche noi dobbiamo avere lo stesso coraggio. Per questo motivo abbiamo dato mandato ad uno Studio Legale di difendere le ragioni della città di Anagni nelle sedi competenti.
PER SALVARE IL NOSTRO OSPEDALE.SOSTENETE QUESTA LOTTA CONTRIBUITE CON UN'OFFERTA IN DENARO A FAVORE DEL
COMITATO “SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI”
Da versare a: Associazione Diritto alla Salute ONLUS presso il Credito Cooperativo di Roma ag. di Anagni iban:IT 40 W 08327 74291 000000000180.
OPPURE VERSATE LA VOSTRA OFFERTA AI RAPPRESENTANTI CHE POTRANNO FORNIRVI UNA RICEVUTA INTESTATA AL COMITATO
“SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI”
FIRMATE IL RICORSO CONTRO I DECRETI DI CHIUSURA!
VINCERE SI PUÒ. SALVARE IL NOSTRO OSPEDALE SI DEVE!
Per info: tel. 3930723990; www.dirittoallasalute.com; http://anagnicaputmundi.blogspot.com
http://anagniscuolafutura.blogspot.com/
Anagni lì 21 marzo 2011