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SIN Valle del Sacco

SIN

Valle del Sacco, per la bonifica si naviga a vista.


Comunicato Stampa Retuvasa

Valle del Sacco, per la bonifica si naviga a vista


 
Dal 6 marzo scorso con la firma dell’Accordo di Programma Quadro (AdPQ) per il riavvio delle attività di bonifica del SIN Bacino del fiume Sacco sono passati altri cinque mesi e il Responsabile Unico per l’Attuazione (RUA) in seno alla regione Lazio ancora non si insedia
 
Ci si domanda il perché dei tempi così lunghi per la formazione di un organo tecnico-amministrativo.
 
La risposta probabilmente è nella Determinazione 25 luglio 2019, n. G10190, Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti diretta dall’Ing. Flaminia Tosini, onnipresente in tutto ciò che riguarda autorizzazioni sul ciclo dei rifiuti e con la quale ci sono dei contenziosi aperti con il nostro territorio, vedi Marangoni e Saxa Gres.
 
Nella delibera predetta si riprende una convenzione Consip, società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze, delegando alla “Pricewaterhouse Coopers Advisory S.p.a. (mandataria) e Ecoter S.r.l. (mandante), per l’affidamento dei servizi di supporto specialistico e assistenza tecnica ….”, costo dell’operazione € 1.740.256,80 Iva compresa prelevati dal capitolo di spesa E32529 ex E32525 e relativo ad una parte dei 16,3mln di Euro provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione e destinati alle attività di bonifica.
La motivazione dell’affidamento è “CONSIDERATA l’insufficienza del personale necessario, all’interno della Direzione Regionale Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti, alle attività di finalizzazione della programmazione/pianificazione degli interventi e per la redazione di progetti/studi di fattibilità tecnico economica per l’attuazione all’Accordo di Programma di cui sopra”. Il riferimento è al punto 6 dell’AdPQ denominato “Programma degli Interventi”.
 
In parole povere si affida un servizio strategico per la bonifica della valle del Sacco, durata due anni, ad una società esterna per mancanza di personale.
 
Non è nostra intenzione mettere in dubbio la professionalità dei soggetti chiamati ad intervenire, ma è opportuno puntualizzare alcuni aspetti.
 
Il primo è che riteniamo opportuno recuperare tutto il lavoro fatto dall’ex Ufficio Commissariale, ripartendo così da un punto conosciuto, possibilmente coinvolgendo alcuni tecnici che hanno già partecipato alle attività di bonifica.
 
Il secondo è che ancora non riusciamo a comprendere, se non lavorando di immaginazione, del perché la struttura regionale non abbia mosso alcun dito per trattenere il Dott. Eugenio Maria Monaco quando ha manifestato l’idea di affrontare una nuova esperienza lavorativa, dopo avere fornito l’essenziale contributo nel ricorso al TAR contro il declassamento del SIN, avere avviato il percorso partecipativo pre-perimetrazione, avere fornito in fase di Conferenze di Servizi e Tavoli Tecnici un supporto fondamentale al Ministero dell’Ambiente per districare la matassa di una delle situazioni ambientali più complicate in Italia, avere fornito preziose indicazioni e partecipato all’avvio del Contratto di Fiume Sacco.
 
Non ci è dato sapere cosa possa essere accaduto, ma se si tratta dei soliti giochetti para-politici nell’ambito delle nomine dirigenziali, significa che non si vuole avere a cuore la soluzione del problema valle del Sacco, preferendo spendere soldi pubblici destinati a soggetti informali piuttosto che investire su soggetti che hanno dimostrato nel tempo una passione per il nostro territorio, anche se non residenti.
 
Se il RUA fosse stato insediato e si fosse dato seguito alla richiesta di Associazioni e Comitati di una minima possibilità di partecipazione al tavolo della bonifica, questo aspetto l’avremmo di certo sottolineato, ma d’altronde si sa quando si gestiscono soldi non propri spenderli in maniera poco oculata risulta essere una pratica collaudata.
 
 
Valle del Sacco,13.08.2019
 

SIN Valle del Sacco, richiesta partecipazione attività bonifica.

All’Att.ne
Sergio Costa,
Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare
segreteria.ministro@minambiente.it
 
p.c. Nicola Zingaretti,
Presidente della Regione Lazio
presidente@regione.lazio.it
 
Flaminia Tosini
Direttore regionale
Direzione regionale politiche ambientali e ciclo dei rifiuti – Area bonifiche
 bonificasitiinquinati@regione.lazio.legalmail.it
 
 
                                
Oggetto: richiesta partecipazione attività bonifica SIN “Bacino del fiume Sacco”.
 
In seguito alla firma dell’Accordo di Programma Quadro (AdPQ) del 7 marzo 2019 relativo alla programmazione per il SIN “Bacino del fiume Sacco” è intenzione di questo Coordinamento richiedere la partecipazione concordata di nostri referenti per le attività di bonifica del suddetto SIN.
 
Attualmente non ci risulta sia prevista alcuna forma di partecipazione da parte di associazioni e comitati che negli anni hanno contribuito alla creazione di una opinione pubblica informata sulle vicende che hanno portato al grave stato di contaminazione delle matrici ambientali nella Valle del Sacco.
Il Coordinamento con proprie denunce, inchieste ed accesso agli atti ha contribuito a rendere il più possibile trasparenti tutti gli interventi e gli atti normativi, amministrativi e giudiziari riguardanti la ricostruzione delle responsabilità, la caratterizzazione e le bonifiche comprese nel SIN. Non da ultimo si sono distinte nella sorveglianza e nella denuncia delle azioni di sversamento illegale di sostanze inquinanti nei terreni e nel fiume che non hanno mai smesso di colpire la valle.
Il Coordinamento è stato impegnato da anni, e con modalità varie, nelle seguenti azioni:
 
  • alcune delle associazioni aderenti al Coordinamento seguono le attività di bonifica dai tempi dell’Ex Ufficio Commissariale con partecipazione tramite audizioni, richieste di accesso agli atti e incontri pubblici;
  • l’Associazione Rete per la tutela della valle del Sacco (Retuvasa), aderente al Coordinamento, ha presentato ricorso ad adiuvandum contro il declassamento del SIN;
  • referenti delle associazioni aderenti al Coordinamento hanno partecipato a tutte le Conferenze di Servizi per la nuova perimetrazione del SIN;
  • l’Associazione Rete per la tutela della valle del Sacco, aderente al Coordinamento, ha presentato formale richiesta di tavolo della trasparenza come osservazione all’atto della firma dell’AdPQ;
  • alcune delle associazioni aderenti al Coordinamento - allo scopo di tenere informata l’opinione pubblica e la cittadinanza - si sono distinte per anni per avere riportato fedelmente agli organi di stampa le informazioni relative alle attività di bonifica del SIN organizzando altresì assemblee e incontri pubblici sul tema;
  • tutte le associazioni aderenti al Coordinamento negli anni hanno stretto rapporti con istituzioni, media, cittadini nel pieno rispetto delle rispettive posizioni.

 
Pertanto:
 
riteniamo che sia opportuno istituire e formalizzare da parte di codesto dicastero, un ambito di partecipazione delle diverse realtà di cittadinanza attiva operanti nel territorio, in riferimento alle attività di bonifica del SIN “Bacino del fiume Sacco”, come si presuppone avvenga per le Amministrazioni locali coinvolte. Ad esso il Coordinamento, e le 31 associazioni che ne fanno parte, si impegnano a dare il proprio fattivo e costante contributo, facendo opera di informazione e sensibilizzazione dei cittadini.

 
Certi dell’accoglimento della nostra richiesta porgiamo cordiali saluti.
 
 
Alberto Valleriani
referente del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute Valle del Sacco e Bassa Valle del Liri.
Sede C/O Cofile, Viale Grecia, 25 – 03100 Frosinone
Tel. 3356545313
 
Valle del Sacco, 19.05.19

SIN Valle del Sacco, lettera al Ministro dell'Ambiente Sergio Costa

All’att.ne
Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare
segreteria.ministro@minambiente.it
 
p.c. Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio
presidente@regione.lazio.it
 
Virginia Raggi, Sindaco Città Metropolitana di Roma Capitale
protocollo@pec.cittametropolitanaroma.gov.it
 
Antonio Pompeo, Presidente Provincia di Frosinone
presidente@provincia.fr.it
 
Ai Sindaci dei Comuni del SIN “Bacino del fiume Sacco”
al Comune di Anagni
al Comune di Arce
al Comune di Artena
al Comune di Castro dei Volsci
al Comune di Ceccano
al Comune di Ceprano
al Comune di Colleferro
al Comune di Falvaterra
al Comune di Ferentino
al Comune di Frosinone
al Comune di Gavignano
al Comune di Morolo
al Comune di Paliano
al Comune di Patrica
al Comune di Pofi
al Comune di Segni
al Comune di Sgurgola
al Comune di Supino
al Comune di Valmontone
 
 
Oggetto: richiesta di visione bozza Accordo di Programma Quadro SIN “Bacino del fiume Sacco”.
 
Gent.mo Ministro Sergio Costa,
Le scriviamo dalla valle del Sacco che la quale Lei ha risposto alle richieste dei cittadini nei mesi scorsi con un intervento immediato e della quale sono ben note le vicissitudini ambientali.

Come Lei ben sa nel novembre 2016 il suo dicastero ha emanato il decreto di ri-perimetrazione del SIN, complesso nella sua conformazione sviluppato su circa 50km di fiume, che interessa 19 Comuni, 7.300 ettari circa di suolo tra cui molti terreni agricoli, 79 aziende, 220.000 abitanti circa, fondi a disposizione ad oggi per gli interventi 53,6mln di euro.

Durante il percorso di ridefinizione della perimetrazione vogliamo sottolineare una importante apertura verso il nostro territorio da parte del Ministero e della Regione che si è evidenziata con una partecipazione importante alle Conferenze di Servizi, diversamente dal passato.
Ora ci troviamo nuovamente in un momento topico per il nostro futuro, quello della definizione degli Enti e della programmazione per quanto riguarda la bonifica del nostro SIN.

Nell’incontro del 20 gennaio scorso presso il palazzo della Provincia di Frosinone, presenti funzionari del Ministero dell’Ambiente, della regione Lazio, Amministratori di Comuni della valle del Sacco, Comitati e Associazioni, è stata unanime la richiesta di poter visionare prima della stesura definitiva con firma, l’Accordo di Programma Quadro per la bonifica del nostro SIN, per il quale abbiamo atteso più di due anni.

Siamo venuti a conoscenza che il testo preparato dagli uffici preposti della regione Lazio è stato inviato al Ministero, pertanto siamo di nuovo qui a richiederLe  di sottoporlo agli enti interessati e alle Associazioni e Comitati che hanno dimostrato il loro interesse per la situazione in oggetto, prima della stesura definitiva con firma.

Sono anni che attendiamo il ripristino ambientale del nostri territorio, alcuni giorni in più per la firma dell’Accordo di Programma Quadro non dovrebbe comportare gravità rilevanti.

Fiduciosi dell’accoglimento della nostra richiesta porgiamo cordiali saluti.

 
Valle del Sacco, 25 febbraio 2019
 

Valle del Sacco, quale bonifica del SIN e quale sviluppo?


Comunicato Stampa Retuvasa
 
Valle del Sacco, quale bonifica del SIN e quale sviluppo?

 
Le valutazioni della Commissione Bicamerale: la partecipazione  dei cittadini
La Relazione della Commissione Bicamerale della XVII Legislatura sul traffico illecito di rifiuti e sulle Bonifiche dei Siti di Interesse Nazionale (SIN), approvata il 28 febbraio scorso, riproduce un quadro ancora più allarmante della precedente, affermando come “abbia dovuto registrare una serie di problemi in buona parte sovrapponibili a quelli allora evidenziati”.
 
Nella precedente relazione si metteva in luce l’estrema lentezza delle operazioni di bonifica, se non addirittura la stasi, un chiaro fallimento da attribuire alla vischiosità e pesantezza delle procedure.
La situazione secondo quanto riportato dall’audizione del Ministro Galletti per questa Commissione riporta da un lato numeri migliorativi, ma nel contempo valuta che lo strumento della Conferenza di Servizi, nonostante sia stato semplificato, risulti essere ancora lento e spesso non risolutivo in particolare per l’approvazione dei progetti di bonifica.
 
La Commissione conclude che bisogna perseguire non più una logica procedurale, ma una logica “di risultato” che è capace di coniugare una maggiore interlocuzione con i soggetti privati con competenze tecniche e giuridiche condividendo il tutto con i soggetti presenti nei siti, interlocutori pubblici e cittadini.
 
Alla luce di ciò vengono forniti alcune indicazioni:  migliore definizione dei protocolli e delle linee guida, organizzazione puntuale dei dati a disposizione e relativa omogeneizzazione e conoscenza pubblica, valutazione economica complessiva, applicazione degli strumenti giuridici per giungere ad accordi di programma, coinvolgimento dei cittadini per condividere con loro le scelte di bonifica, rilettura della funzione svolta dalle conferenze di servizi per ridurne numero e tempi di svolgimento.
 
Il punto sulle conferenze di servizi è particolarmente critico poiché costituiscono il luogo, la procedura dove convergono e si confrontano tutti gli interessi ed i punti di vista delle parti coinvolte. Nella nostra esperienza come associazione abbiamo riscontrato l’assenza di strumenti che permettano la condivisione efficace e tempestiva delle informazioni tra le parti coinvolte, in grado di supportare il confronto, anche conflittuale,
 
In definitiva le indicazioni per un cambio di strategia per cercare di dare una spinta maggiore alle bonifiche che riguardano il 3% del suolo nazionale.
 
SIN Bacino del Fiume Sacco
Come è noto i SIN erano 57 prima dell’entrata in vigore del Decreto Clini nel gennaio 2013 che ne ha ridotto il numero a 39.
La sentenza del TAR del Lazio a luglio 2014 ha reintrodotto il “Bacino del Fiume Sacco”, dopo di che con un procedimento durato due anni ne è stata ridefinita la perimetrazione. Sono state necessarie numerose Conferenze di servizi alle quali hanno partecipato associazioni ed enti territoriali, partecipazione che ha reso ancora più evidente la mancanza di un supporto organizzativo adeguato.
 
A maggior ragione, visto l’impegno profuso nella fase di ridefinizione della perimetrazione, riteniamo necessario intervenire su alcune valutazioni espresse dalla Commissione in merito al SIN “Bacino del fiume Sacco”.
 
Gli interventi
Nella precedente gestione e struttura del SIN ci si era concentrati esclusivamente sulla contaminazione da Betaesaclorocicloesano (Beta-HCH), oggi non è più così. La nuova perimetrazione, oltre all’area industriale di Colleferro, le fasce ripariali del fiume Sacco (100mt. a destra e sinistra) e le aree di esondazione, va ad includere tutte le aree industriali fino al Comune di Falvaterra, quindi in sequenza verso sud Anagni, Ferentino, Frosinone, Ceccano, Ceprano con la presenza di altri marker contaminanti sostanzialmente differenti per ogni area se non per ogni azienda inserita all’interno del SIN, segno evidente dello stato di abbandono nel tempo da parte degli enti di controllo.
Il 23 febbraio scorso siamo stati ricevuti in audizione dal MATTM insieme ad altre Associazioni del territorio e abbiamo puntato il dito su alcune situazioni che nella relazione della Commissione vengono riportate in modo sommario e sconnesse.
Il primo in assoluto è la questione della bonifica del sito denominato ARPA2 nell’area industriale di Colleferro, uno dei due siti contenente centinaia di fusti tossici, che hanno poi determinato l’avvelenamento del fiume Sacco da Beta-HCH.
E’ accertato che su ARPA2 sono presenti sostanze pericolosissime e che deve ancora essere fatta la Messa in Sicurezza di Emergenza (MISE) come in altre aree del comprensorio. Siamo alquanto perplessi per il fatto che che sia la Commissione che il Ministero sembrano ignorare che per ARPA2 c’è un progetto di bonifica approvato e con fondi a disposizione, ereditati dalla contabilità speciale della vecchia gestione Commissariale.
 
La Regione ha richiesto al MATTM un parere il progetto ARPA2 considerato organo competente in quanto il progetto era stato redatto in vigenza di commissariamento. Senza parere del MATTM non si può dare esecutività ed iniziare i lavori.
 
La gara era stata assegnata e per quanto riguarda i fondi, sull’importo totale di 8,7mln di euro necessari per chiudere nel sarcofago i rifiuti tossici come per il sito gemello ARPA1, l’80% era a carico della SE.CO.SV.IM., l’immobiliare proprietaria dell’area  in cui si trovano i rifiuti, secondo un accordo di programma che segue il principio di chi “inquina paga”, stipulato con la vecchia gestione commissariale del SIN.
 
Sono in stallo anche gli interventi puntuali definiti per altre parti dell’area industriale di Colleferro, come i pozzi di barrieramento idraulico necessari alla protezione della falda acquifera, costruiti dalla stessa SE.CO.SV.IM. per un importo di 4,5mln di euro e mai messi in funzione. La commissione non fornisce alcuna spiegazione ed il MATTM durante la nostra audizione non ha dato risposte esaurienti alle nostre domande, ma è stato preso l’impegno ad acquisire maggiori informazioni.
 
Se non si sblocca ARPA2 resta in sospeso anche l’intervento sul cumulo di rifiuti industriali nell’area denominata Chetoni Feniglicina, una collina antropica di circa 25.000 mc che dovrebbe andare ad essere stoccata proprio in ARPA2. Di conseguenza non può avere inizio la riqualificazione dell’ex area industriale. Teniamo presente che i lavori di completamento dell’intervento su ARPA2 richiedono almeno 3 anni (secondo il cronoprogramma dei lavori all’atto del bando di gara).
 
Lo stesso cadere dalle nuvole è avvenuto per il famigerato depuratore di Anagni, tanti soldi pubblici spesi da 20 anni a questa parte con l’ASI affidataria dell’impianto che non si decide a metterlo in funzione. Anche su questo è stato chiesto un intervento. Qualche giorno dopo, il 28 febbraio, l’ex Ministro Galletti risponde ad una interrogazione parlamentare indicando che il depuratore dovrebbe entrare in funzione entro fine 2018, ricordando che per l’Italia è in procedura d’infrazione, la 2014/2059, anche per l’agglomerato di Anagni.
 
Nel frattempo il 12 ottobre scorso erano state stabilite delle priorità, preliminari e parziali, che potranno essere utilizzate da ministero e Regione per l’individuazione degli interventi più urgenti.
Il criterio utilizzato è stato quello di individuare le aree pubbliche e quelle private per cui sono state concluse le procedure di sostituzione in danno, in pratica soldi che vengono anticipati dallo Stato e successivamente recuperati a danno dei colpevoli. In aggiunta anche l’individuazione delle aree private con gravi compromissioni ambientali di cui però non sono ancora state concluse le procedure in danno.
 
Il risultato ha messo in evidenza la situazione di Ceprano con i siti Europress e ex Olivieri, la cartiera di Ferentino, la discarica delle Lame di Frosinone, la ex Polveriera di Anagni, Bosco Faito con la ex Snia BPD di Ceccano, molte aree industriali di privati non valutate come ad esempio quelle di Ceccano e di Patrica.
 
 
I fondi pubblici
I fondi a disposizione per il SIN sono circa 36mln di euro, per l’area industriale di Colleferro ed il fiume Sacco: 10mln derivanti dalla contabilità speciale della vecchia gestione commissariale da utilizzare per interventi programmati (vedi area di Colleferro), 10mln in dotazione al MATTM divisi per le annualità 2016-2017 e ancora non utilizzati in quanto il SIN era in fase di perimetrazione, 16mln di euro stanziati dalla Regione Lazio con i fondi del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC).
Dal FSC dovrebbero essere prelevati anche i fondi inseriti nella delibera del Presidio Salute e Ambiente (PresSA) e della nuova sorveglianza epidemiologica, del maggio 2017, fondi mai erogati per cui la sorveglianza sanitaria è ferma al palo.
 
Il protocollo d’Intesa e la Cabina di Regia.
Di questi 36mln di euro si era parlato nel periodo precedente le elezioni regionali del Lazio. con comunicazioni entusiaste dell’ex assessore all’Ambiente Mauro Buschini che si vantava di avere sbloccato tali fondi tramite il “protocollo d’intesa per la bonifica e la reindustrializzazione del sito di interessa nazionale Valle del Sacco” stipulato il 21 marzo 2018 e della durata di due anni, tra Ministero dell’Ambiente (MATTM), Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), Regione Lazio, l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia).
 
Di fatto nel protocollo d’intesa questi fondi non vengono assolutamente menzionati.
 
Viene istituita una Cabina di Regia che dovrebbe integrare azioni e risorse derivanti dalla istituzione dell’Area d Crisi Complessa e dalla gestione delle bonifiche in area SIN.
 
Le logiche di investimento fanno riferimento generico al programma Industria 4.0 ed alla economia Circolare, oltre alla sempre presente industria chimico-farmaceutica. Il precedente è l’accordo di programma per l’area di crisi riferita alla Videocon: 70mln di euro sono finiti nelle casse della farmaceutica con un costo  altissimo per ogni posto di lavoro. Il precedente sul territorio per l’economia circolare è il progetto di Saxa Gres e Saxa Grestone  per la realizzazione di ceramiche e sanpietrini che integrano le scorie degli inceneritori, che questo esempio di ‘economia circolare’ dovrebbe rendere eterni.
 
Soldi pubblici verranno erogati ancora una volta in assenza di un progetto integrato per lo sviluppo del territorio, in assenza di una partecipazione di tutte le parti sociali, della cittadinanza attiva, condizione per valorizzare le vocazioni e le risorse del territorio ed un uso ottimale dei fondi impiegati.
 
La cabina di regia doveva essere istituita entro 30gg dalla firma del protocollo d’intesa, ma da nostra interlocuzione con il MISE non risulta ancora nessun atto.
 
In conclusione
Allo stallo nelle operazioni di bonifica e nel rilancio dello sviluppo economico e sociale del territorio si risponde con la solita operazione di centralizzazione, incapace di costruire i necessari strumenti di condivisione delle conoscenze e di costruzione partecipata dei processi decisionali.
Il risultato è scontato, protagonisti saranno i soliti noti, le coalizioni di interessi le cordate che monopolizzano ogni decisione importante per il territorio. Una situazione che allo stato attuale delle cose non lascia dubbi: la bonifica di questo passo non avrà mai termine.
 
 
Colleferro, 07.06.2018
 

Valle del Sacco, nuova sorveglianza epidemiologica e presidio Ambiente e Salute.


Comunicato Stampa Retuvasa
Valle del Sacco, il nuovo programma di sorveglianza epidemiologica sconfessa le dichiarazioni del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.



 
Le dichiarazioni del Ministro Beatrice Lorenzin sullo stato di salute della Valle del Sacco, sono state a dir poco infelici, purtroppo avallate dal direttore della ASL di Frosinone, Dott. Pizzutelli, con discutibili considerazioni di ordine epidemiologico e statistico che richiedono di essere puntualizzate per collocare i dati e le fonti nel giusto contesto. Nel frattempo pronte le repliche di alcuni parlamentari, sindaci del territorio, del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute, di rilievo e soprattutto d’obbligo quelle dei Medici di Famiglia per l’Ambiente della Provincia di Frosinone.
 
Questo nostro intervento non può supplire ad una esigenza da sempre disattesa, una capillare informazione dei cittadini della Valle del Sacco sulle condizioni sanitarie del territorio a partire dagli effetti della contaminazione. Una efficace azione preventiva sull’insorgere delle diverse patologie richiede un adeguata struttura sanitaria in grado di veicolare l’informazione e coinvolgere attivamente i cittadini.
 
Esiste abbondante letteratura sugli effetti degli inquinanti presenti nelle matrici ambientali del nostro territorio, aria, acqua e su
olo, indagini come il rapporto ERAS, lo studio SENTIERI, gli studi epidemiologici per il Betaesaclorocicloesano e i sottostudi localizzati e/o differenziati come quello dei tumori infantili. Tuttavia il Ministro e il Direttore hanno affermato che il nostro territorio gode di ottima salute o meglio rientra nella “normalità” statistica con riferimento a rapporti epidemiologici del DEP Lazio.
 
A prescindere dalla mancata presa in considerazione dell’insieme dei dati e delle ricerche che da anni illustrano i rischi che corre la salute pubblica, la nostra salute, dobbiamo evidenziare l’uso scorretto di quelle informazioni. Riteniamo pertanto sia necessario disaggregare i dati, riferirli ad aree con specifiche condizioni ambientali e sociali.
 
Sulla nostra tesi ci viene in aiuto la Deliberazione regionale del 9 maggio 2017, n. 228
Realizzazione di un Presidio Salute e Ambiente (PresSA) presso l'Ospedale di Anagni (FR) ed approvazione del "Programma di valutazione epidemiologica", relativamente ai requisiti tecnici, della popolazione residente nel Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) Valle 
del Sacco - D.M. n. 321/2016.”.
 
A dirla tutta il PresSA viene inserito in testa alla delibera, in verità l’essenza dell’atto è riferito alla valutazione epidemiologica. Ciò è evidente anche dagli impegnativi di spesa, 960.000 euro per la sorveglianza sanitaria, 136.000 euro per il PresSA. (Sull’origine dei fondi vedi la nota a fine comunicato [*], sul PresSA le nostre valutazioni a fine comunicato)
 
Il progetto epidemiologico a nostro parere è innovativo e inclusivo di tutto il territorio lungo l’asta fluviale per un totale di 19 Comuni, a differenza del passato in cui venivano a mancare i riscontri sanitaria nei Comuni più a sud.
 
Le attività previste sono molto interessanti e vanno dal bio-monitoraggio per 1.200 persone per l’incidenza del Betaesaclorocicloesano, allo studio epidemiologico per gli effetti da inquinamento atmosferico, allo studio epidemiologico sugli effetti sulla salute attraverso consumo di acque e alimenti, all’acquisizione dei dati a disposizione di ASL e ARPA delle acque per contaminanti quali pesticidi e metalli pesanti.
Nel progetto si afferma: Le condizioni di salute, espresse in termini di tassi standardizzati di mortalità, prevalenza ed incidenza saranno valutate secondo i diversi livelli di disaggregazione territoriale ASL, Distretti e Comuni”.
 
E prosegue con: “Gli esiti sanitari (in primis mortalità, malattie cardiovascolari e respiratorie) potranno essere studiati in relazione all’esposizione alla residenza. Verrà ricostruita la storia residenziale e ogni indirizzo di residenza verrà georeferenziato”
 
Georeferenziare, cioè riferire la rilevazione del dato alla sua puntuale collocazione sulla mappa del territorio.
Quindi per avere un quadro corretto si deve georeferenziare e disaggregare, non generalizzare.
 
Questo impegno regionale, con queste dinamiche, mette in dubbio quanto reso pubblicamente dal Ministro della Salute e dal Dott. Pizzutelli, a meno che i due non vogliano sconfessare la Regione Lazio per quanto a livello di controlli sanitari sul territorio sta mettendo in campo.
 
Tornando infine al PresSA esso è configurabile come una compensazione al Comune di Anagni in rivolta da tempo per il ripristino dell’Ospedale, che non risolve il problema della drastica riduzione della presenza di strutture sanitarie adeguate sul territorio.
Rileviamo tuttavia un aspetto positivo, il coinvolgimento di tutti gli interlocutori locali: le ASL, i medici di base e pediatria di libera scelta, i Comuni, le Associazioni.
 
Uno sportello di ascolto e di informazione per la popolazione sui temi e rischi ambientali ha però senso ed è funzionale solo come dispositivo interno ad una azione sistematica di prevenzione e cura, di informazione e mobilitazione della popolazione entro il contesto di una infrastruttura sanitaria adeguata. Il tutto tanto più necessario quanto più si concretizzeranno gli interventi di caratterizzazione e bonifica delle aree contaminate iscritte nel perimetro di Sito di Interesse Nazionale.
 
Allo stato attuale non ci troviamo affatto in questa situazione, quindi buoni gli studi epidemiologici sul territorio, inadeguata al momento la semplice creazione del PresSA alle esigenze di controllo sanitario del territorio.
 
  
Valle del Sacco, 25.05.2017
 
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[*]
Fondi prelevati dal capitolo di spesa E32525 nell’ultimo bilancio di previsione regionale denominato “Bonifica dei Terreni Inquinati nella Valle del Sacco”, su un totale nel biennio 2017-2019 di 16,5 milioni di euro.
 
Da tenere presente che per la bonifica della Valle del Sacco al momento, oltre a questi fondi regionali, sono a disposizione 10.701.885,94 euro nella contabilità speciale avanzata dalla precedente gestione di bonifica commissariale (fondi spostati dalla contabilità speciale nel capitolo E32109 – Utilizzazione dell’assegnazione delle somme in contabilità speciale per gli interventi cui all’ex-emergenza della Valle del fiume Sacco, vincolati per le attività programmate tipo le MISE e la bonifica di Arpa2 su Colleferro) e ulteriori 10 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente per il biennio 2016-2017 ancora non utilizzati.
Un totale di circa 37 milioni di euro, cifra insufficiente, ma considerevole come approccio al nuovo SIN.

 
 

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