Comunicato stampa Retuvasa 12.01.12


Impianto TMB Castellaccio e nuova definizione ATO rifiuti: una vera e propria aggressione al territorio del Frusinate e della Valle del Sacco


“Una vera e propria aggressione – così Alberto Valleriani, presidente della Rete per la Tutela della Valle del Sacco. Nonostante il mantenimento degli ATO provinciali nella revisione del Piano Rifiuti Regionale in corso di approvazione, 
 alla luce dei progetti presentati dai principali attori pubblico-privati del ciclo dei rifiuti, la ridefinizione territoriale degli stessi ATO, già concettualmente, ora concretamente, è volta a riversare sulla Valle del Sacco e sulla Provincia di Frosinone centinaia di migliaia di tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani da separare, trasformare in cdr e quindi incenerire. Se, ovviamente, l’impatto effettivo nell’ottica della correttezza – forse meglio dire della scorrettezza – del ciclo dei rifiuti potrà essere valutato solo con la debita e puntuale analisi tecnica dei progetti, già è chiaro dove si pensano di dislocare gli impianti di trattamento rifiuti. Vediamo infatti che il nord del Frusinate, nella Bassa Valle Latina, ingloba nell’ATO di Frosinone cinque Comuni pontini che potrebbero contribuire al funzionamento delle linee di incenerimento di San Vittore (impianto peraltro adeguato tecnicamente al contenimento delle emissioni ed usufruente dei lucrosi ‘certificati verdi’, pagati dalla collettività), ora acquisito da A.R.I.A. (ACEA Risorse e Impianti per l’Ambiente) spa, come da Determinazione B9170 del 01.12.11 della Direzione Regionale Attività Produttive e Rifiuti. Con la Determinazione consecutiva, B9171, stessa data, A.R.I.A. acquisisce l’ex impianto di cdr di Castellaccio, pressoché non operativo da alcuni anni.
 

Impianto TMB Castellaccio e nuova definizione ATO rifiuti: una vera e propria aggressione al territorio del Frusinate e della Valle del Sacco


“Una vera e propria aggressione – così Alberto Valleriani, presidente della Rete per la Tutela della Valle del Sacco. Nonostante il mantenimento degli ATO provinciali nella revisione del Piano Rifiuti Regionale in corso di approvazione, 
 alla luce dei progetti presentati dai principali attori pubblico-privati del ciclo dei rifiuti, la ridefinizione territoriale degli stessi ATO, già concettualmente, ora concretamente, è volta a riversare sulla Valle del Sacco e sulla Provincia di Frosinone centinaia di migliaia di tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani da separare, trasformare in cdr e quindi incenerire. Se, ovviamente, l’impatto effettivo nell’ottica della correttezza – forse meglio dire della scorrettezza – del ciclo dei rifiuti potrà essere valutato solo con la debita e puntuale analisi tecnica dei progetti, già è chiaro dove si pensano di dislocare gli impianti di trattamento rifiuti. Vediamo infatti che il nord del Frusinate, nella Bassa Valle Latina, ingloba nell’ATO di Frosinone cinque Comuni pontini che potrebbero contribuire al funzionamento delle linee di incenerimento di San Vittore (impianto peraltro adeguato tecnicamente al contenimento delle emissioni ed usufruente dei lucrosi ‘certificati verdi’, pagati dalla collettività), ora acquisito da A.R.I.A. (ACEA Risorse e Impianti per l’Ambiente) spa, come da Determinazione B9170 del 01.12.11 della Direzione Regionale Attività Produttive e Rifiuti. Con la Determinazione consecutiva, B9171, stessa data, A.R.I.A. acquisisce l’ex impianto di cdr di Castellaccio, pressoché non operativo da alcuni anni.
 


Ma l’impianto di TMB proposto a Castellaccio non sarebbe funzionale alla separazione meccanico-biologica del flusso di rifiuti del Frusinate, bensì a quello romano, in quanto Paliano e Anagni sono assegnati dal Piano Rifiuti Regionale all’ATO di Roma. L’Ordinanza del 06.01.12 del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale (Rifiuti) della Provincia di Roma, il Prefetto Giuseppe Pecoraro, prende atto della proposta ACEA spa – AMA spa del 29.12.11 di realizzare un impianto di TMB a Castellaccio in 12 mesi. Un impianto faraonico, capace di trattare 300.000 tonnellate annue di rifiuto (dato: il Sole 24 Ore Roma), più del doppio dell’impianto di TMB previsto a Colleferro, il 25% della cui produzione sarà di cdr destinato agli obsoleti inceneritori cittadini. Se fosse autorizzato l’impianto di TMB di Castellaccio con tale quantità massima di rifiuto, si tratterebbe di uno degli impianti più grandi d’Italia. Per la precisione, se si escludono quelli campani, sarebbe secondo solo a Colfelice, com’è noto straordinariamente impattante sul territorio, autorizzato al trattamento di 327.000 tonnellate annue (dati Rapporto ISPRA 2011, Appendice 2)”.

“In questo modo – aggiunge Francesco Bearzi, Coordinatore Retuvasa Provincia Frosinone – l’attuale maggioranza della Regione Lazio potrebbe completare e perfezionare l’operato delle precedenti Amministrazioni, realizzando il ‘triangolo del rifiuto’ Colleferro-Paliano-Anagni. Ognuno si prenda le proprie responsabilità e scongiuri il rischio di veder realizzato quanto sopra. In primis, la Regione Lazio, se intende realmente risanare la Valle del Sacco. Poi, la Provincia di Frosinone, che qualche mese fa si opponeva alla rideterminazione degli ATO. Infine, le amministrazioni comunali. Paliano, che virtuosamente promuove il rilancio de La Selva e si è sempre opposta alla limitrofa discarica di Colle Fagiolara e all’impianto TMB di Colleferro – quella che con bieca lungimiranza politica è l’attuale capitale del trattamento dei rifiuti nella Valle del Sacco – non potrà certo considerare la propria zona industriale come avulsa dal territorio. Anagni, il cui abitato di San Bartolomeo (circa 1200 residenti) si trova a ridosso dell’impianto, deve mantenere lustri di promesse alla popolazione contro l’eventualità di nuovi impianti di trattamento rifiuti a Castellaccio. Per concludere, vediamo nei giorni scorsi Unindustria (Confindustria) Frosinone lanciare segnali incoraggianti in direzione della riformulazione del progetto aeroportuale in chiave di eliporto e riprendere il sostegno all’ottimo progetto Kipar. Evidentemente, la riqualificazione ambientale e turistica della Valle del Sacco sarebbe incompatibile con la sua destinazione a nodo nevralgico del trattamento rifiuti del Lazio”.  

(per la documentazione allegata al presente comunicato, cfr. http://www.retuvasa.org/)    

Ufficio stampa Retuvasa, 12.01.12