Rassegna stampa 15.02.12

Amianto in Ciociaria, la situazione a Frosinone e Anagni, la questione della ex Cemamit a Ferentino
Il Messaggero FR 15.02.12, p. 31

Stefano De Angelis

Amianto in Ciociaria, la situazione a Frosinone e Anagni, la questione della ex Cemamit a Ferentino
Il Messaggero FR 15.02.12, p. 31

Stefano De Angelis
Ben 130mila tonnellate di amianto per un volume di 90mila metri cubi. E’ questa la proiezione sulla presenza in Ciociaria del materiale ormai ritenuto a rischio per la salute. Una stima, che arriva a quasi vent’anni dall’inizio del processo di dismissione, contenuta nel rapporto stilato dal Laboratorio igiene industriale-centro regionale amianto che ha realizzato una mappatura del territorio laziale. Tra le undici aree di studio, figurano anche il comprensorio di Frosinone e di Anagni. Per fare il punto della situazione regionale, sono stati presi in considerazione edifici pubblici o aperti al pubblico, siti dismessi ed estrattivi, grandi impianti industriali, altri a pressione ed edifici di privati, anche civili. Nella prima fase, è stata inviata una lettera a 27mila tra amministrazioni pubbliche (anche a Comuni, agenzie sanitarie e ospedaliere) e a proprietari di strutture, come cinema, centri commerciali o sportivi. In sostanza, tutti sono stati invitati alla compilazione di schede di autonotifica on line. Altri 400 soggetti hanno richiesto i codici per lo stesso procedimento. Ad aprile del 2011, però, erano pervenute soltanto 5.059 schede di risposta (il 5% dei contattati) e sulla base di ciò è stata fatta una stima delle quantità di amianto segnalato. Nel Lazio, i siti «positivi» sono risultati 1.300, di cui 65 in Ciociaria per un totale nella provincia di 140 tonnellate di Mca (materiale contenente amianto). E’ stata poi la volta del telerilevamento aereo per la mappatura delle coperture in cemento-amianto (c-a) e nelle aree campione di studio individuate, caratterizzate da una rilevante presenza di insediamenti produttivi, sono state inserite anche quelle di Frosinone e Anagni. Ebbene, nella zona del capoluogo su 120,45 km quadrati di superficie sorvolata sono state riscontrate 5.121 tonnellate di Mca, mentre il rapporto tra il peso delle coperture con amianto e la superficie verificata dall’alto è di 42,51 tonnellate a kmq. Nell’area di Anagni, invece, sono stati sorvolati 36,52 km/q di superficie: rilevate 3.616 tonnellate di materiale contenente amianto, per un rapporto tra peso e area verificata di 99,01 tonnellate per kmq. Questi, dunque, sono i dati emersi dopo una ricognizione su aree campione e comunque significative. Nel rapporto, stando a quanto telerilevato, sono contenute anche delle proiezioni, che consentirebbero di calcolare l’attuale presenza di coperture di amianto nel Lazio: per la Ciociaria, la previsione «estesa» è di 130mila tonnellate, quella «conservativa» di 70mila con un volume di 45mila mc.

A Ceccano la neve ha portato alla luce anche l’amianto. Non che prima non ci fosse. Anzi, quelle lastre ondulate sono sempre state lì, sui tetti di molti capannoni, sia dismessi che non, in particolare nella zona industriale e in via Anime Sante, sulle sponde del Sacco. Ma la nevicata dei giorni scorsi ha fatto sì che parte di quelle coperture crollasse, liberando polveri accumulate da anni e portando ancora alla ribalta il problema dello smaltimento. A maggior ragione dopo la sentenza del Tribunale di Torino che ha confermato la pericolosità del materiale, condannando a 16 anni di reclusione gli ex vertici della multinazionale Eternit per disastro doloso. Durante i primi giorni di maltempo, a Ceccano, pezzi di amianto cadevano da un’altezza considerevole sulla strada sottostante, via Molino San Rocco, dalla copertura dell’ex saponificio Annunziata. Doppia pericolosità quindi, tanto che la Polizia Locale aveva successivamente bloccato l’accesso all’arteria. Ciò per consentire alla ditta tornata al lavoro di bonifica solo da poche ore su mandato del curatore fallimentare del Tribunale di Frosinone, di mettere in sicurezza almeno il versante che dà sulla strada. Esempi analoghi si presentano su via Anime Sante: a spiccare è l’ex caseificio situato a pochi metri da piazza Berardi: una costruzione cadente ormai da decenni la cui copertura, in amianto, è crollata sotto il peso della neve. A lanciare l’allarme in questo caso è stato il consigliere di opposizione Angelino Stella, che ha chiesto ufficialmente al sindaco Antonio Ciotoli di provvedere immediatamente alla bonifica: «È una bomba ecologica che disperde in atmosfera pulviscolo altamente cancerogeno».
De.Co.

di Emiliano Papillo
L’ex Cemamit di Ferentino, fabbrica della zona della stazione ferroviaria di Ferentino, dove fino a 25anni fa esisteva una fabbrica che produceva manufatti in amianto-cemento è il simbolo dell’incubo eternit in provincia di Frosinone. Ma quell’area è ancora lontana dall’esser bonificata.
Il Comune di Ferentino, grazie ad un vecchio finanziamento regionale di 90 mila euro è riuscito solamente a fare la caratterizzazione dell’area e tutti i sondaggi necessari per verificare il grado di inquinamento presente nel sito, ma non la bonifica. Ora tocca alla Regione Lazio attuare la seconda fase che prevede la rimozione del materiale inquinante e la bonifica del terreno.
L’Ente di Piazza Matteotti ha inviato tutta la documentazione necessaria per avviare l’iter, ora si attende che la Pisana convochi la conferenza dei servizi per poter poi dare le direttive alla proprietà dell’ex Cemamit, una società non ciociara, che dovrà effettuare i lavori.
Nel frattempo, alla luce della sentenza sull’Eternit di Montefferato che è stata condannata a risarcire ex lavoratori ed Enti, il dirigente provinciale di Sel, Francesco Giorgi che oltre cinque anni fa denunciò alla Guardia di Finanza il possibile inquinamento dell’area di Ferentino, torna alla carica chiamando a raccolta il territorio per la bonifica del sito e per continuare la battaglia a fianco degli ex lavoratori. «La ex Cemamit ha smesso di produrre circa 25 anni fa. Negli anni d’oro vedeva impiegati ben 200 lavoratori. Molti si sono ammalati e qualcuno è anche morto a causa dell’esposizione all’amianto. Due ex lavoratori tra l’altro sono venuti a mancare proprio in questi giorni. Ma la causa che abbiamo intrapreso purtroppo non sta andando bene. Dopo aver vinto in primo grado con la condanna degli ex dirigenti, in Appello la condanna è stata annullata. Ora leggerò le motivazioni ancora non ne sono a conoscenza», ha spiegato Giorgi. «La sentenza di Casale Monferrato sull’Eternit ha riconosciuto il danno anche a chi abitava nei dintorni e non era un lavoratore. Questo mi spinge insieme al mio partito a proseguire la battaglia per gli ex lavoratori Cemamit. Mi appello ai sindacati, alla Provincia, al Comune di Ferentino ed altri per fare fronte comune basandosi proprio del fatto del riconoscimento del danno agli abitanti delle zone limitrofe. Non sarà facile, ma anche i semplici cittadini debbono darci una mano». Da parte sua il comune di Ferentino attraverso il sindaco Piergianni Fiorletta ha lanciato un appello alla Regione Lazio per una convocazione immediata della conferenza dei servizi da cui far partire la bonifica del sito.
Ma a Ferentino brucia ancora la sentenza della Corte di Appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado che condannò gli ex dirigenti rimasti in vita, soprattutto alle famiglie degli ex lavoratori. Alfonso Musa, uno dei legali degli ex operai spiega i motivi che hanno indotto i giudici della Corte d’Appello ad annullare le condanne. «A differenza di Casale Monferrato, qui per la Cemamit di Ferentino, le accuse per gli ex dirigenti erano di omicidio colposo e lesioni gravi ed è intervenuta la prescrizione per essere passato troppo tempo. In un caso di un mio assistito poi la morte non si poteva imputare alla Cemamit avendo l’uomo, che non è più in vita, lavorato in diverse parti del mondo», spiega l’avvocato Musa

«Più volte in passato – dice l’esponente Idv Romolo Rea – ho denunciato la presenza di diversi siti inquinati e pericolosi nella nostra provincia sollecitando le istituzioni, in particolare la Regione Lazio, ad intervenire urgentemente in via definitiva con azioni di bonifica; sull’argomento da consigliere regionale ho anche depositato una proposta di Legge. Oggi più che mai serve un piano d’intervento che coinvolga tutte le autorità interessate per l’individuazione e la bonifica di tutti i siti inquinati della nostra provincia, a partire dal sito della ex Cemamit. Ritengo sia necessario – conclude Rea – che gli organi tecnici preposti, come l’Arpa e l’Asl procedano, d’intesa con enti locali e in collaborazione con le Associazioni, a una rigorosa mappatura dei siti inquinati, con analisi chimiche e indagini epidemiologiche, che accertino lo stato di salute sia degli ex lavoratori esposti all’amianto che dello stesso territorio».