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Colleferro, una soluzione per contrastare le emissioni odorigene


Comunicato Stampa Retuvasa

Colleferro, una soluzione per contrastare le emissioni odorigene


La discarica di Colle Fagiolara a Colleferro sta vivendo i suoi ultimi mesi di vita più che ventennale, ma incombono problemi di convivenza quotidiana sui quali è indispensabile intervenire.

Il conferimento di rifiuti si è riaperto nell’ottobre del 2018 in seguito alla richiesta del gestore Lazio Ambiente SpA presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per lo spostamento dei tralicci di alta tensione posti tra le due colline, ostacolo insormontabile per il proseguimento delle attività. Nell’iter autorizzativo, EL-389, iniziato il 20.11.2017 e concluso con Decreto Ministeriale il 18.05.2018, ci sono stati numerosi interventi tra pareri, note e deliberazioni, ma il più interessante, tra quelli di vari dicasteri ed Enti, risulta quello dei Vigili del Fuoco-Ufficio Prevenzione e Incendi di Velletri. I VVFF indicano nel parere allegato a quello del Ministero dell’Interno la pericolosità dell’allora situazione con rifiuti, a circa 10 metri dalle linee elettriche, ed esprimono un parere di conformità al progetto rispetto alle normative di prevenzione incendi, fornendo ulteriori prescrizioni riguardo alle attività future, quale ad esempio la vigilanza continua. Il Comune di Colleferro, dal canto suo, rilascia nel suo parere l’attestato di Conformità Urbanistica, l’unico che gli competa in casi del genere.

Premesso ciò per dovere di cronaca, ci sono un paio di aspetti che bisogna precisare.

Si tratta, innanzitutto, di un iter che esula dal corretto funzionamento in termini ambientali di una discarica, svincolato dalle autorizzazioni in capo alla Regione Lazio. Il MISE è obbligato a rilasciare l’autorizzazione a meno di elementi ostativi, che non ci sono stati. Di contro, il Comune di Colleferro ha rilasciato positivamente il parere urbanistico e, anche in questo caso, non ci possono essere motivi ostativi. Ci preme sottolineare che già con l’autorizzazione di ampliamento per 1,7 mln di mc di Colle Fagiolara dell’8 maggio 2009, denominata opportunamente riordino per mascherare l'ampliamento, risultava imprescindibile che l’elettrodotto venisse spostato. Tutto ciò che è avvenuto successivamente, quindi, è stato effettuato al di fuori dei termini prescrittivi dell'autorizzazione, senza che nessuno tra gli Enti abbia mai provveduto a farlo notare.

Nel contesto della perenne situazione emergenziale sui rifiuti nel Lazio, attualmente, la discarica di Colleferro è l'unica in funzione assieme a quella di Roccasecca; la prima chiuderà il 31.12.2019, la seconda qualche mese dopo.  
Qualcuno si sta preoccupando del futuro?

Di certo non il Presidente del Consiglio Regionale, ex assessore all’Ambiente della regione Lazio, Mauro Buschini, che non trova di meglio da fare che tranquillizzare i suoi elettori ciociari, dichiarando che i rifiuti di Roma trattati nell’impianto di TMB di Colfelice, per la quota di conferimento in discarica, prenderanno la via di Colleferro e non quella di Roccasecca per prossimità. Ma di queste affermazioni infelici sono piene le cronache.

Sulla riapertura della discarica di Colleferro erano state chieste a gran voce diverse garanzie, quelle finanziarie di Legge, quelle collegate alla gestione post-operativa e, soprattutto, quelle riguardanti la qualità del rifiuto conferito. Nessuna garanzia al momento risulta essere chiara nel modo più assoluto.

È ormai da tempo evidente e conclamato un dato: la discarica di Colleferro puzza. Le emissioni odorigene sono sicuramente frutto di un rifiuto non completamente trattato e privato della sostanza organica come da normativa, ipotesi ancora più probabile dopo che gli impianti di trattamento regionali sono stati messi sotto pressione dall'ordinanza di Zingaretti. In pratica, i suddetti impianti non riescono a gestire correttamente una mole così elevata di rifiuti. Di conseguenza rischiano anche l’illecito, visto che nessuno osa fermarli. Come se non bastasse, a completare il quadro, la processione quotidiana di camion in entrata a Colle Fagiolara. Per questi motivi, non è pensabile effettuare la copertura dei rifiuti a cadenza per evitare lo sprigionamento di gas, pertanto è probabile che l'operazione venga svolta a fine giornata, quando il danno sanitario (ed esistenziale) è già fatto.

Abbiamo chiesto ad Arpa Lazio quali misure avesse preso in esame. L'ente ha effettuato un controllo l'1.02.2019 e, avendo trovato alcune situazioni non pienamente conformi, a nostro parere chiudendo un occhio, ha sottolineato la necessità di rispettare il D.Lgs. 36./2003 e s.m.i. al paragrafo 1.8 dell’Allegato 1 prevede che “I rifiuti che possono dar luogo a dispersione di polveri o ad emanazioni moleste devono essere al più presto ricoperti con strati di materiali adeguati”. Inoltre, l’ente ha auspicato una revisione dell’atto autorizzativo al fine di rendere attuali le prescrizioni in relazione alle condizioni di gestione ad oggi in essere, gestione che sicuramente è molto più complessa rispetto alla data di autorizzazione del 2009. Può anche essere che quel giorno non ci fossero miasmi molesti e che, quindi, l’Arpa Lazio abbia trovato una situazione accettabile. Ma ad oggi la situazione è inaccettabile e non vogliamo nemmeno immaginare cosa accadrà alla riapertura dell’istituto professionale fronte discarica all'inizio dell'anno scolastico, nel settembre prossimo.

In definitiva, dobbiamo tenerci la puzza fino a chiusura della discarica di fine anno? No, qualcosa si può fare oltre che sbraitare ai quattro venti.

Il controllo dei rifiuti in entrata a Colle Fagiolara è normato dall’AIA in una modalità abbastanza generica, controllo dei rifiuti in uscita da parte degli impianti TMB, lotti e sottolotti, e campionamento in loco ogni due mesi messi a disposizione dell’Ente di Controllo. E’ evidente che, in una situazione come l’attuale, ciò risulta essere insufficiente e molto spesso inutile, soprattutto se nessuno va a verificare i rifiuti oggetto di campionamento. Quindi una soluzione può essere intervenire con l’art. 29-decies del Testo Unico Ambientale (Dlgs 152/2006 modificato con il Dlgs 46/2014) “Rispetto delle condizioni dell’autorizzazione integrata ambientale”, al comma 11bis, punto e) le procedure per le ispezioni straordinarie, effettuate per indagare nel più breve tempo possibile e, se necessario, prima del rilascio, del riesame o dell’aggiornamento di un’autorizzazione, le denunce ed i gravi casi di incidenti, di guasti e di infrazione in materia ambientale.

Nel caso specifico, ci sono denunce - una l’abbiamo presentata tempo fa - e possibili infrazioni in materia ambientale, quindi il Comune di Colleferro dovrebbe farsi carico di chiedere alla regione Lazio di intervenire in tal senso in tempi celeri, con onere a carico regionale, al fine di verificare, senza preavviso, la qualità del rifiuto entrante e le procedure di copertura dello stesso o altre mancanze. Si tratta di un impegno politico-economico che potrebbe aprire scenari inediti, oltre che tutelare i diritti dei cittadini.
 
 
Colleferro, 02.08.2019
 

SIN Bacino del fiume Sacco, la fotografia dello stato di salute nella nuova edizione dello studio SENTIERI


Comunicato Stampa Retuvasa

SIN Bacino del fiume Sacco, la fotografia dello stato di salute nella nuova edizione dello studio SENTIERI

 

Introduzione

E’ stata pubblicata sulla Rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia (al LINK), la V Edizione dello studio SENTIERI, la fotografia della salute epidemiologica delle popolazioni residenti nei luoghi altamente contaminati, i Siti di Interesse Nazionale (SIN). Presentato in anteprima lo scorso anno, poi misteriosamente scomparso, riapparso per una presentazione il 21 luglio di quest’anno, “opportunamente” spostato al 4 luglio per le elezioni europee. Ora compare stranamente prima della nuova presentazione ufficiale aggiornata rispetto a quella dello scorso anno, con tutta probabilità in seguito allo scalpore mediatico suscitato dalle dichiarazioni di Peacelink a Taranto.

Questo nuovo studio rispetto ai precedenti è dotato di diversi approfondimenti interessanti tra cui la questione delle malattie respiratorie, quella degli interferenti endocrini, dell’epidemiologia infantile, della comunicazione nei SIN, di cui avremo modo in seguito di valutarne gli esiti.

Questo perché la Sesta Conferenza Ministeriale Ambiente e Salute dei 53 Paesi della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), svoltasi a Ostrava, Repubblica Ceca (13-15 giugno 2017), ha incluso per la prima volta il tema dei siti contaminati fra le priorità di sanità pubblica. In ambito europeo, è stata stimata la presenza di circa 342.000 siti contaminati, dei quali solo il 15% sottoposto a interventi di risanamento ambientale.
In queste aree gli aspetti sanitari, ambientali, sociali e occupazionali sono fortemente interconnessi, destando forti preoccupazioni tra le comunità locali, tra gli operatori nel settore ambiente e salute, tra i decisori, a livello periferico e centrale. Sebbene il contenimento delle emissioni industriali sia migliorato negli ultimi decenni, il settore industriale è comunque responsabile di quantità significative di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, nonché della produzione di rifiuti.

L’intento di questi studi è affrontare i problemi dal punto di vista della prevenzione e delle misure da adottare rispetto ai dati riscontrati.

Il Bacino del fiume Sacco

Come è noto dal 2014 il Bacino del fiume Sacco è tornato tra i SIN nell’ottobre del 2016 con il Decreto Ministeriale sulla nuova perimetrazione. In questa nuova configurazione territoriale il SIN ha una estensione di circa 7.300ha, sono interessati 19 Comuni per una popolazione di poco più di 200.000 residenti, ben 79 aziende, 53,6 mln di euro riportati nell’Accordo di Programma Quadro per le attività di bonifica recentemente firmato.

I dati emersi dallo studio purtroppo sono incompleti, ciò è dovuto dal fatto che l’incidenza oncologica è ASSENTE in quanto il registro tumori nella Regione Lazio è stato istituito nel 2015 (Legge Regionale 12 giugno 2015, n.7) e non sono ancora presenti stime di incidenza rispetto al periodo considerato. Sono in corso le attività necessarie all’avvio e messa a regime del Registro, che successivamente produrrà i dati di incidenza delle patologie oncologiche per i residenti nella Regione.

Un’altra annotazione da fare è che nelle precedenti edizioni dello studio SENTIERI la popolazione presa in esame era riferita ad una perimetrazione ridotta rispetto all’attuale, di conseguenza i dati aggregati di oggi subiscono un effetto diluizione per alcuni eccessi riscontrati nelle edizioni passate.
I riscontri per il nostro SIN possono essere riassunti in alcuni passaggi di cui sicuramente si avrà modo successivamente di discutere con il gruppo di studio che ha realizzato il rapporto, da noi interpellato a suo tempo, e che si è reso disponibile per una presentazione anche sul nostro territorio.

Innanzitutto la mortalità per le patologie e i ricoveri considerati a priori come associati alle fonti di esposizione ambientale specifica non evidenzia eccessi di rischio, ma tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso e in entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare. Sarà opportuno confrontarsi sul significato dell’associazione a priori, chiarendo la relazione tra molte patologie, tra cui il cardiovascolare, e specifici  fattori di inquinamento ambientale.

Nella sezione pediatrico-adolescenziale-infantile si osserva un eccesso di mortalità per tumori del sistema linfoematopoietico, basato su tre casi, che permane nella classe 0-19 anni (5 casi), e tra i giovani adulti (8 casi), sebbene questi numeri ridotti rendano difficile costruire una stima statistica.
Lo stesso dicasi per i tumori al sistema nervoso centrale in eccesso anche per i giovani adulti oltre che per le fasce di età inferiori. Si aggiungono poi le leucemie, sebbene per queste ultime il numero ridotto di casi aumenta l’incertezza delle stime di rischio.

Le malattie respiratorie acute sono in eccesso rispetto all’atteso in età pediatrica, mentre i ricoverati per asma sono in eccesso in età pediatrica e in difetto tra i giovani adulti.

Lo studio nella “Discussione, Conclusioni e Raccomandazioni” si concentra in particolar modo sulle differenze tra i precedenti e l’attuale studio relativamente alle aree prese in esame, concentrandosi sulla presenza ematica del Beta- HCH, sui possibili effetti sugli organi umani, sulla necessità di proseguire con gli studi epidemiologici concludendo con “È necessario che la sorveglianza sanitaria ed epidemiologica attualmente in corso continui nel tempo, e comprenda anche i bambini e i giovani, con particolare attenzione ad effetti e patologie potenzialmente associate all’esposizione ambientale a β-HCH.”.

Come detto ci sarà modo di fare gli approfondimenti necessari sul significato dei dati prodotti, richiedendo la collaborazione degli esperti di settore, ci auguriamo inoltre che i dati vengano aggiornati celermente con quelli derivanti del registro tumori.

Riteniamo necessario che si aprano nuovi spazi di collaborazione tra tutti gli operatori del settore, quali ad esempio medici di base e pediatri, e cittadinanza attiva, dando vita a forme di collaborazione e consultazione permanente, condizione necessaria per fornire a tutti i cittadini una informazione chiara e completa.

Valle del Sacco, 06.06.19
 

SIN Valle del Sacco, richiesta partecipazione attività bonifica.

All’Att.ne
Sergio Costa,
Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare
segreteria.ministro@minambiente.it
 
p.c. Nicola Zingaretti,
Presidente della Regione Lazio
presidente@regione.lazio.it
 
Flaminia Tosini
Direttore regionale
Direzione regionale politiche ambientali e ciclo dei rifiuti – Area bonifiche
 bonificasitiinquinati@regione.lazio.legalmail.it
 
 
                                
Oggetto: richiesta partecipazione attività bonifica SIN “Bacino del fiume Sacco”.
 
In seguito alla firma dell’Accordo di Programma Quadro (AdPQ) del 7 marzo 2019 relativo alla programmazione per il SIN “Bacino del fiume Sacco” è intenzione di questo Coordinamento richiedere la partecipazione concordata di nostri referenti per le attività di bonifica del suddetto SIN.
 
Attualmente non ci risulta sia prevista alcuna forma di partecipazione da parte di associazioni e comitati che negli anni hanno contribuito alla creazione di una opinione pubblica informata sulle vicende che hanno portato al grave stato di contaminazione delle matrici ambientali nella Valle del Sacco.
Il Coordinamento con proprie denunce, inchieste ed accesso agli atti ha contribuito a rendere il più possibile trasparenti tutti gli interventi e gli atti normativi, amministrativi e giudiziari riguardanti la ricostruzione delle responsabilità, la caratterizzazione e le bonifiche comprese nel SIN. Non da ultimo si sono distinte nella sorveglianza e nella denuncia delle azioni di sversamento illegale di sostanze inquinanti nei terreni e nel fiume che non hanno mai smesso di colpire la valle.
Il Coordinamento è stato impegnato da anni, e con modalità varie, nelle seguenti azioni:
 
  • alcune delle associazioni aderenti al Coordinamento seguono le attività di bonifica dai tempi dell’Ex Ufficio Commissariale con partecipazione tramite audizioni, richieste di accesso agli atti e incontri pubblici;
  • l’Associazione Rete per la tutela della valle del Sacco (Retuvasa), aderente al Coordinamento, ha presentato ricorso ad adiuvandum contro il declassamento del SIN;
  • referenti delle associazioni aderenti al Coordinamento hanno partecipato a tutte le Conferenze di Servizi per la nuova perimetrazione del SIN;
  • l’Associazione Rete per la tutela della valle del Sacco, aderente al Coordinamento, ha presentato formale richiesta di tavolo della trasparenza come osservazione all’atto della firma dell’AdPQ;
  • alcune delle associazioni aderenti al Coordinamento - allo scopo di tenere informata l’opinione pubblica e la cittadinanza - si sono distinte per anni per avere riportato fedelmente agli organi di stampa le informazioni relative alle attività di bonifica del SIN organizzando altresì assemblee e incontri pubblici sul tema;
  • tutte le associazioni aderenti al Coordinamento negli anni hanno stretto rapporti con istituzioni, media, cittadini nel pieno rispetto delle rispettive posizioni.

 
Pertanto:
 
riteniamo che sia opportuno istituire e formalizzare da parte di codesto dicastero, un ambito di partecipazione delle diverse realtà di cittadinanza attiva operanti nel territorio, in riferimento alle attività di bonifica del SIN “Bacino del fiume Sacco”, come si presuppone avvenga per le Amministrazioni locali coinvolte. Ad esso il Coordinamento, e le 31 associazioni che ne fanno parte, si impegnano a dare il proprio fattivo e costante contributo, facendo opera di informazione e sensibilizzazione dei cittadini.

 
Certi dell’accoglimento della nostra richiesta porgiamo cordiali saluti.
 
 
Alberto Valleriani
referente del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute Valle del Sacco e Bassa Valle del Liri.
Sede C/O Cofile, Viale Grecia, 25 – 03100 Frosinone
Tel. 3356545313
 
Valle del Sacco, 19.05.19

Processo valle del Sacco, verso il primo grado di giudizio.


Comunicato Stampa Retuvasa

Processo Valle del Sacco, verso il primo grado di giudizio.


 
Una storia travagliata quella della Valle del Sacco, il processo per reati ambientali non poteva essere da meno. Aperto il procedimento presso il Tribunale di Velletri nel 2010, si è riusciti, dopo vari rinvii a giudizio, verifica in Corte Costituzionale per alcuni articoli di Legge sulle prescrizioni, lento riavvio del dibattimento, calendarizzazione delle udienze, ad avviarsi solo in questo anno verso la definizione del primo grado di giudizio.

Ora non ci sono più eccezioni possibili, gli imputati hanno giocato tutte le carte che la giustizia mette a loro disposizione comprese le ostruzioni di rito, ora devono andare a giudizio.

La prossima udienza si terrà il 20 Maggio 2019 per esame imputati e controesame dei periti degli imputati, ai quali è stato consentito di depositare svariati documenti.  Ci rammarichiamo che non sia stato finora permesso alle parti civili di depositare alcuni importanti documenti aggiuntivi.

Il 24 Giugno 2019 avrà luogo la discussione del P.M. e delle parti civili. Allo stato non è stata fissata l'udienza per la discussione degli imputati.

Siamo coscienti che questo processo, come tanti altri processi ambientali in Italia, non riuscirà purtroppo a sopravvivere ai tre gradi di giudizio. Ci auguriamo che venga almeno riconosciuto un risarcimento a chi ha subito danni dalla devastazione di un intero territorio.

Invitiamo i media a seguire presso il Tribunale di Velletri le udienze conclusive per riportarne gli esiti ed eventualmente raccontare le difficoltà dei cittadini che vivono in luoghi distrutti da gestioni imprenditoriali prive di scrupoli.

 
Valle del Sacco, 14.05.19
 

Frosinone 13 aprile 2019, Manifestazione Unitaria Valle del Sacco.

 
MANIFESTAZIONE UNITARIA PER LA VALLE DEL SACCO
Frosinone 13 Aprile 2019

 
Chiediamo il conto su inquinamento e salute della Valle del Sacco”
 
SCENDIAMO IN STRADA PER UN FUTURO PULITO
 
 
L'attualità e lo stato presente delle cose.
 
È stata messa a conoscenza di associazioni e amministrazioni la bozza del cosiddetto accordo di programma che definisce priorità e procedure per avviare le attività di caratterizzazione e di bonifica nell'area del SIN (Sito di Interesse Nazionale) Valle del Sacco. Per tali attività risultano già stanziati, da regione Lazio e ministero per l'ambiente, fondi per complessivi 53,6 milioni di euro. Tralasciando di menzionare carenze di tipo procedurale, segnaliamo la mancanza di strumenti efficaci di partecipazione per amministrazioni ed associazioni come ad esempio il Tavolo di trasparenza sul nucleare della regione Lazio. Di questa ed altre osservazioni la versione definitiva dovrà tenere conto.
 
La mobilitazione seguita alla comparsa di grandi quantità di schiuma sul fiume Sacco ha ravvivato l'attenzione dei cittadini della Valle e degli organi di informazione locali, regionali e nazionali sullo stato di salute del fiume e del territorio circostante inquinato da decenni di attività industriali.
 
Anche l'inquinamento dell'aria, presente in tutta la Valle con punte nella città di Frosinone e di Ceccano, continua a sollevare le proteste dei cittadini, e produce, da parte delle Amministrazioni, iniziative come le domeniche senza traffico. Meri pannicelli caldi che non cambiano la sostanza delle cose.
 
Ad essere a rischio sono le matrici ambientali della Valle del Sacco a causa dell'inquinamento industriale storico a cui si sono aggiunti nel tempo la gestione del ciclo dei rifiuti, il riscaldamento domestico e la mobilità su strada. Le indagini epidemiologiche, assieme ai dati capillarmente raccolti dai medici di base, rivelano una situazione sanitaria che richiederebbe una attività di screening capillare su tutta la popolazione, in particolare sui giovani: purtroppo nonostante queste evidenze il sistema sanitario ha subito negli ultimi anni colpi gravissimi che ne hanno ridotto in quantità e qualità le prestazioni.
 
Un grande rilievo è stato dato alla notizia dello stanziamento di 10 milioni di euro per il finanziamento degli interventi all'interno dell'Area di Crisi Complessa di Frosinone che tanta eco ha già avuto sui media al momento della sua istituzione. Essa riguarda un'area a cavallo della provincia di Frosinone (37 comuni) e della città metropolitana di Roma (9 comuni). Dopo questo primo finanziamento l’area di crisi dovrebbe servire a coordinare e convogliare le forme di finanziamento previste per legge per le diverse filiere produttive, attività commerciali e terziarie.
 
Sono prossimi interventi che decideranno del nostro futuro 
 
Importanti decisioni verranno dunque prese entro un breve lasso di tempo, riguardanti caratterizzazione e bonifiche, piano dei rifiuti regionale e finanziamenti all'area di crisi. Esse definiranno le direttrici di sviluppo del nostro territorio, influenzeranno pesantemente le prospettive di vita di tutti i suoi abitanti, come già hanno fatto e continuano a fare gli interventi sulle strutture sanitarie.
 
A quali attività verranno finalizzate le decine di milioni di euro che l'istituto dell'Area di crisi complessa metterà a disposizione? I precedenti, vale a dire l'accordo di programma per l'area di crisi della Videocon, non hanno avuto ricadute positive per il territorio. Con finanziamenti pubblici furono attivati 100 milioni di investimenti da parte di due multinazionali farmaceutiche Sanofi Aventis Spa e Acs Dobfar Spa, per complessivi 120 posti di lavoro, quasi un milione di euro a posto di lavoro, inoltre le aziende avevano solo un vincolo del 20% alla riassunzione di ex dipendenti dell’azienda elettronica anagnina.
Quale relazione tra gli investimenti attivati dall'istituto dell'area di crisi e quelli predisposti per intervenire sulle caratterizzazioni e le bonifiche del SIN? È stata istituita tra i ministeri dell'ambiente e dell'economia, di Invitalia e la regione Lazio, una cabina di regia destinata a coordinare gli interventi su aree di bonifica ed aree di insediamento industriale: nulla ha a che vedere con la definizione di linee guida per il futuro sviluppo del territorio.
 
Ognuno si assuma le proprie responsabilità.
 
In questi anni non abbiamo visto un contributo fattivo da parte di Unindustria, da parte dell’ASI, delle diverse associazioni di categoria produttive e professionali, nel delineare nuove linee di sviluppo del nostro territorio. Troppo spesso la richiesta, anche giustificata, di semplificazione di procedure autorizzative si è tradotta nella richiesta pura e semplice di riduzione dei vincoli derivanti dal necessario rispetto dell’ambiente.
 
È mancata una assunzione di responsabilità collettiva e condivisa sulle linee di sviluppo.
 
Negli ultimi mesi invece si sono succedute iniziative di informazione, confronto e mobilitazione centrate sui temi dell'inquinamento, della difesa della salute e dell'ambiente, direttamente promosse da comitati, associazioni ed amministrazioni locali. La crescita di mobilitazioni e forme di partecipazione costituisce una reazione alle carenze profonde nell'azione istituzionale sui problemi del territorio: i cittadini di conseguenza sentono la necessità e decidono di agire in prima persona.
 
Ed ora, non è cosa semplice, si tratta di intervenire su assetti complessivi del territorio e per giungere a questo risultato è necessario realizzare dispositivi di partecipazione dei cittadini alla elaborazione delle decisioni, che oggi sono del tutto assenti.
 
Il SIN Valle del Sacco, una realtà complessa, come il territorio a cui appartiene.
 
I confini del SIN della nuova perimetrazione del 2016 racchiudono una porzione di territorio di straordinaria complessità dal punto di vista delle forme di contaminazione. In quei confini è racchiusa l'eredità di decine di anni di industrializzazione della Valle, una successione di aree industriali, da Colleferro a Ceprano. Lo stesso si può dire della Valle del Sacco, un territorio articolato nella sua composizione fisica, nelle sue strutture economiche, sociali e culturali che oggi si deve confrontare con straordinari processi di innovazione, con la crisi del modello economico e sociale del nostro paese, in un mondo di diseguaglianze sociali crescenti.
 
Non ci sono bacchette magiche che possano risolvere i suoi, i nostri problemi da un giorno all'altro.
 
Non si tratta di una prospettiva di breve periodo. I siti inquinati della valle sono una ferita purulenta nel nostro territorio che negli anni ha infettato la salute della popolazione, la definitiva caratterizzazione (l’insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali) e l'azione di bonifica puntuale di tutte le aree - anche se di lungo periodo - sono la condizione per il rilancio economico e sociale, per una conversione ecologica delle infrastrutture, delle attività produttive e degli insediamenti urbani.
 
La Conversione ecologica, l’Economia circolare.
 
La conversione ecologica è un processo di transizione verso un nuovo assetto economico e sociale sganciato dalle fonti fossili di energia, si fonda sulla ‘economia circolare', che si fonda sull’uso delle risorse rinnovabili, recupera quelle non rinnovabili e riduce al minimo la diffusione nell'ambiente di sostanze che i sistemi naturali non possono metabolizzare. In essa non si parla più di ‘ciclo dei rifiuti’, ma di recupero, riuso dagli oggetti e riciclo delle materie utilizzate per costruirli.
 
Sappiamo che transizione e conversione si possono affermare definitivamente solo a livello globale. Ogni territorio realizzerà certo un proprio percorso, ma potrà giocare un ruolo fondamentale elaborando
 
proposte e soluzioni innovative sulla base di una propria sperimentazione, potrà prendere esempio dalle realizzazioni più avanzate, con cui può mettersi in rete, con vantaggio reciproco.
 
La transizione non riguarda solo la produzione. Coinvolge necessariamente anche i consumi, gli stili di vita, l’organizzazione, la gestione del territorio, i rapporti tra le istituzioni la partecipazione ai processi decisionali: cioè la democrazia. Tutti questi aspetti sono strettamente interconnessi.
 
Se questa è la svolta necessaria per chiudere con un passato ed un presente fatto di contaminazione dell’ambiente, diffusione di patologie ad esso collegate, crisi dei settori industriali del passato, riduzione dei servizi sanitari, diseguaglianze sociali crescenti, fuga dei giovani, come si prospetta il futuro prossimo della Valle del Sacco e dei territori ad essa contigui?
 
In ognuno degli interventi previsti - nella gestione della sanità nella pianificazione delle bonifiche, nella promozione dell'area di crisi complessa - purtroppo non c'è traccia di un progetto, della necessaria visione strategica e integrata del futuro di questo territorio. Si prospetta quindi un insieme disparato di interventi, senza relazione tra loro, sottomessi alle pressioni dei gruppi di interesse più aggressivi. I precedenti interventi non depongono a favore, quando un posto di lavoro è costato un milione di euro circa e soprattutto quando ‘economia circolare’ è diventato un termine buono per tutti gli usi.
 
Partecipazione dei cittadini e funzionamento delle istituzioni.
 
L’avvio di una vera rottura col passato non è certo cosa semplice, sappiamo di quanti vincoli dobbiamo liberarci, quanto cambiamenti sono necessari nelle leggi e nelle istituzioni che ci governano: proprio per questo è necessaria una mobilitazione di risorse locali come mai abbiamo conosciuto.
 
In anni di confronto con amministrazioni locali, regionali e nazionali - di partecipazione a conferenze dei servizi a tutti i livelli - abbiamo misurato concretamente le carenze nell’azione delle singole istituzioni, soprattutto nel coordinamento tra di loro, tra pubblica amministrazione, servizi di pubblico interesse, reti associative e reti imprenditoriali.
 
Le forme di partecipazione che vogliamo attivare devono produrre una profonda e radicale innovazione organizzativa - un cambiamento del modo di funzionare delle istituzioni - capace di renderle più efficienti, di rendere più efficaci e giusti i processi decisionali.
 
Cabina di regia, informazione, formazione, educazione e partecipazione.
 
Sino ad oggi comitati e associazioni si sono dovute dedicare alla caccia delle informazioni, d’ora in poi il sistema delle informazioni pubbliche deve essere aperto, deve rivolgersi ai cittadini educandoli alla consultazione, rendendoli partecipi di ogni importante cambiamento. Deve essere strumento di educazione e formazione di una opinione pubblica consapevole, al servizio delle istituzioni e delle reti educative e culturali da cui dipende la formazione di cittadini consapevoli.
 
Vogliamo lavorare alla costruzione di una sorta di ‘cabina di regia', dove arrivano e si confrontano, in modo trasparente le voci, le idee i progetti, le soluzioni prodotte dalle reti territoriali di associazioni e comitati, dalle mobilitazioni, dalle istituzioni coinvolte, dove l'attività volontaria diviene organizzazione stabile.
 
I precedenti.
 
Nella passata legislatura nel consiglio regionale del Lazio era stato istituito un ‘tavolo speciale di coordinamento' per la Valle del Sacco, incardinato sulla VIII commissione, tra i suoi obiettivi doveva esserci la creazione di una - udite, udite - cabina di regia sul tema della bonifica e sviluppo del territorio; non se ne fece nulla. Di tavoli e cabine di regia, si continua a parlare ancora oggi tra una commissione e l'altra, tra un ministero e l’altro.

Una vertenza per la Valle del Sacco.
 
Vogliamo aprire una vera e propria vertenza per la Valle del Sacco, per quanto riguarda la dimensione territoriale e l'intreccio di problemi e, rischi e opportunità che la storia passata e recente ci ha consegnato.
 
La manifestazione del 13 aprile 2019 ne rappresenta l'apertura, il primo passo con cui inizia la costruzione dell'organizzazione necessaria, la messa a punto dei contenuti. È l'inizio di un percorso che si fonda su una logica di parità tra i soggetti coinvolti, sulla responsabilità degli uni verso gli altri, valorizzando conflitti e contraddizioni per una migliore definizione degli obiettivi.
 
Una vertenza unitaria, poiché riconosciamo una forte connessione nel sistema territoriale della Valle del Sacco, nel suo eco-sistema, nei suoi habitat naturali, nella sua configurazione sociale ed economica, nel suo patrimonio storico e culturale, nelle sue connessioni con i territori contigui, aperto al mondo, attraversato dai mille flussi delle persone, delle merci, delle informazioni e delle filiere commerciali e produttive.
 
Una vertenza per aggregare, coinvolgere e mobilitare, per creare stretti legami tra le mille particolari richieste e vertenze che sorgono di continuo, coordinarne l’azione e sintetizzarne i contenuti.
 
Da subito riteniamo necessario:
 
  •  l’avvio di uno screening sanitario della popolazione, soprattutto negli adolescenti, che valuti lo stato di contaminazione delle persone nei diversi contesti ambientali e gli eventuali effetti sulla loro salute, collegato ad un registro dei tumori effettivamente funzionante;
  • promuovere e sostenere un piano eco-sostenibile per la mobilità di merci e persone;
  • ripensare completamente le forme di riscaldamento domestico;
  • promuovere un piano per la qualità dell’aria, delle acque e dell’ecosistema;
  • creare tavoli di lavoro partecipati sulle bonifiche, sugli investimenti produttivi in tutti i settori, sul piano dei rifiuti, sui servizi pubblici e le strutture sanitarie.
 
Sarà la mobilitazione dei cittadini ad imporre un salto di qualità nel governo di questo territorio.
 
Uniamo le forze! Per costruire assieme la piattaforma per la vertenza Valle del Sacco.


 
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